(Italia, 1956)
Ci sono poche cose che raccontato il nostro Paese, o meglio la nostra società e il nostro stile di vita, come la grande commedia all’italiana.
Siamo entrati nel Terzo Millennio e nel nostro quotidiano le cose non sono poi così cambiate rispetto a quello che ci racconta Mauro Bolognini nel 1956 in questa deliziosa pellicola in bianco e nero.
Le vite di quattro Vigili Urbani romani si incrociano sul palco dell’orchestra del Corpo, per poi scontrarsi con la vita di tutti giorni.
L’integerrima inflessibilità costerà cara alla guardia Randolfi (un grande Alberto Sordi), così come la troppa passione per la musica classica e le bugie sulla propria famiglia penalizzeranno la guardia scelta Manganiello (un altrettanto grande Peppino De Filippo), mentre meglio andrà al brigadiere Spaziani (Aldo Fabrizi sempre in grande forma) che riuscirà a coronare il sogno della figlia, tutti comandati dal maresciallo Mazzetti (un sornione Gino Cervi).
Fra sketch e scene memorabili, ancora oggi ne rimangono irresistibili e inarrivabili due su tutte: la partita a scopone fra De Filippo-Cervi e Fabrizi-Sordi, con quest’ultimo che non teme di schiaffeggiare neanche la mano del suo superiore mentre questo prende la carta sbagliata. E l’esame dello stesso Randolfi/Sordi che cerca vanamente una traduzione e un’improbabile pronuncia francese della parola “zia”…
Da rivedere a intervalli regolari.