La Foglia d’Acanto: un podcast per chi ama libri, film e serie tv senza spoiler!

In primo piano

“La Foglia d’Acanto”, è il podcast che nasce dall’amore – o forse sarebbe meglio dire, dall’ossessione… – per le storie. Che siano scritte su carta, proiettate su un grande schermo o diluite in più puntate da divorare sul divano, io le vivo sempre con un occhio attento e, non lo nascondiamo, anche con un pizzico di ironia.

Dopo aver trascorso anni a scrivere recensioni per questo blog, ho deciso di portare questa passione anche in formato audio, per permettervi di ascoltare le mie riflessioni mentre andate al lavoro, preparate la cena o semplicemente cercate un po’ di compagnia durante le giornate frenetiche. In ogni episodio parlerò di libri che meritano di essere letti (e, a volte, ma molto più raramente di quelli che avrei dovuto evitare), di film che lasciano un segno (e di quelli che sarebbe meglio non vedere mai) e di serie tv che creano dipendenza (o che, talvolta, ci fanno pentire di aver acceso il televisore).

Il titolo, La Foglia d’Acanto, richiama una pianta che da sempre simboleggia l’arte e la creatività, ma è anche una metafora di quelle storie che nascono da una semplice idea, per poi crescere e avvolgerci come una pianta, anche quando meno ce lo aspettiamo. In questo podcast, però, ci sarà sempre spazio per l’ironia, perché sono convinto che il modo migliore per parlare di cultura sia farlo sempre con passione, ma anche con leggerezza.

Quindi, se siete alla ricerca di consigli, di spunti o semplicemente di un po’ di sano intrattenimento, La Foglia d’Acanto è il posto giusto. Sedetevi, rilassatevi e lasciatevi trasportare da recensioni, riflessioni e qualche battuta qua e là. Prometto che non vi annoierete.

Lo potete trovare gratuitamente su Spotify, Amazon Music e YouTube.

Buon ascolto,
Valerio

2 agosto 1980 – 2 agosto 2024

Copertina Ora e sempre

Care lettrici e cari lettori,

oggi, 2 agosto 2024, ricorre il 44° anniversario della strage di Bologna del 1980, un evento tragico che ha segnato profondamente la storia del nostro Paese. È con un nodo alla gola che mi unisco al ricordo delle 85 vittime innocenti e dei 200 feriti, persone la cui vita è stata spezzata vai o compromessa in un attimo di violenza cieca, vile e infame.

Nel mio romanzo “Ora e sempre“, pubblicato nel 2012, ho cercato di esplorare le oscure profondità del terrorismo che ha insanguinato l’Italia durante gli anni di piombo. Il libro si chiude proprio con la strage di Bologna, un evento che rappresenta il culmine di un periodo di terrore e sofferenza. Attraverso le vicende dei miei personaggi, ho voluto rendere omaggio a tutte le vittime del terrorismo, cercando di dar voce a chi ha vissuto quei momenti drammatici.

Scrivere di quegli anni è stato un viaggio intenso e doloroso, ma necessario. Ho voluto ricordare le vittime, coloro che erano occupati semplicemente a portare avanti le proprie esistenze, ma anche il coraggio di chi ha lottato contro il terrorismo, di chi ha cercato la verità e la giustizia, chi si è opposto senza remore alla violenza. La strage di Bologna non deve essere dimenticata, perché la memoria è l’unico antidoto contro la ripetizione degli errori del passato.

Oggi, mentre ricordiamo e onoriamo le vittime, dobbiamo anche riflettere sul valore della pace, della democrazia e della giustizia. La nostra società deve continuare a lavorare affinché tali atrocità non abbiano mai più luogo. Dobbiamo coltivare la memoria storica e trasmetterla alle nuove generazioni, affinché sappiano e comprendano.

Vi invito a rileggere “Ora e sempre” con questa consapevolezza, a immergervi nelle storie dei miei personaggi e a riflettere sul significato profondo di quegli eventi. La letteratura ha il potere di farci sentire, di farci capire e di farci ricordare. È attraverso la condivisione di queste storie che possiamo mantenere viva la memoria e costruire un futuro migliore.

Chi vorrà, per oggi, potrà scrivere una mail a info@valeriotagliaferri.it e ricevere una copia digitale gratuita di “Ora e sempre”. 

Con affetto e speranza, Valerio Tagliaferri

“Fiore di cactus” di Gene Saks

(USA, 1969)

L’8 dicembre del 1965 debutta a Broadway la commedia “Fiore di cactus” interpretata da Lauren Bacall e Barry Nelson. Il successo è notevole e lo spettacolo va in scena per oltre 1200 repliche. L’autore Abe Burrows ha adattato “Fleur de cactus”, una commedia leggera scritta dai francesi Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy, e andata in scena per la prima volta a Parigi nel dicembre del 1964.

Nel cast originale di quella prima rappresentazione ad impersonare il protagonista maschile Julien è Jean Poiret, che qualche anno dopo firmerà ed interpreterà in teatro assieme a Michel Serrault una commedia/farsa che riscuoterà un successo planetario: “La cage aux folles”, che nel 1978 Eduard Molinaro porterà per la prima volta sul grande schermo nel film “Il vizietto“, con lo stesso Serrault ma con al posto di Poiret uno stratosferico Ugo Tognazzi.

Tornando alla commedia di Burrows, visto il successo in teatro, Hollywood decide di portarla sul grande schermo ed affida la regia a un grande esperto del genere: Gene Saks, prima attore e poi regista teatrale e cinematografico al quale, per esempio, si deve la regia di “A piedi nudi nel parco” con Jane Fonda e Robert Redford, o di “La strana coppia” con Jack Lemmon e Walter Matthau.

Il ruolo del dentista sornione e scapolo impenitente Julian Winston viene affidato al grande Matthau, mentre quello della sua efficientissima segretaria Stephanie Dickinson sancisce il ritorno a Hollywood di Ingrid Bergman, che dagli anni Quaranta si era trasferita in Europa. Ad interpretare Toni Simmons è Goldie Hawn che vincerà l’Oscar come miglior attrice non protagonista. Nel cast anche Jack Weston, ottimo caratterista di Hollywood.

L’insolito triangolo amoroso fra Julian, Toni e Stephanie è uno dei più famosi e divertenti del cinema americano degli anni Sessanta e rappresenta, forse un pò ingenuamente, il conflitto generazionale che in quegli anni infiamma la società in tutto l’Occidente.

D’altronde l’intenzione di Pierre Barillet e Jean-Pierre Grédy era solo quella di scrivere una pièce leggera senza affrontare nessun problema fondamentale nella vita di un essere umano, con il solo scopo di far divertire allegramente il pubblico. Ma a distanza di tanti anni “Fiore di cactus” è una pellicola ancora godibile fino all’ultima scena, grazie soprattutto alla bravura dei suoi due grandi protagonisti: Bergman e Matthau.

A doppiare Matthau nella nostra versione è un bravissimo Renzo Palmer, Gemma Griarotti doppia splendidamente la Bergman, mentre Mario Maranzana dona in maniera irresistibile la voce a Weston.