(USA, 1984)
Estelle Rolfe (una grande Anne Bancroft) è una signora volitiva, pronta a combattere ogni tipo di ingiustizia nel mondo.
Questo suo carattere le è costato molte cose nella vita, fra cui il marito che da un decennio si è risposato, ma non l’amore del suo unico figlio Gilbert (Ron Silver), mite contabile in una grande società, e sposato con la viziata ed egocentrica Lisa (un’antipatica quanto brava Carrie Fisher).
L’equilibrio nella vita di Gilbert viene però travolto da una tremenda scoperta: la madre ha un cancro al cervello non operabile, e le rimangono pochi mesi di vita. Arrabbiata, ma non disperata, Estelle ha un solo desiderio prima di morire: conoscere Greta Garbo, il mito della sua vita.
Per accontentarla Gilbert sarà costretto a fare un viaggio, soprattutto dentro se stesso, che lo cambierà per sempre.
Il maestro Sidney Lumet firma questa deliziosa e malinconica pellicola sull’amore materno, sul senso della vita e suoi sogni che ognuno coltiva nell’intimo, ma anche su uno dei più grandi miti del Novecento: la divina Greta Garbo.
Sono passati più di settant’anni dall’uscita dell’ultimo film interpretato dalla diva svedese, ma il suo fascino da dea è ancora intatto.
Provate a rivedere la scena delle risate in “Ninotchka” senza alzare involontariamente il sopracciglio, e ne riparliamo…