“Nimona” di Nick Bruno e Troy Quane

(USA, 2023)

Tratto dal bestseller “Nimona” scritto dal fumettista ND Stevenson nel 2012 (pubblicato nel nostro Paese dalla Bao Publishing) questo lungometraggio animato, prodotto da Netflix, ci porta in un mondo fantastico che però ha anche alcune tristi e superficiali caratteristiche di quello reale come il razzismo e l’intolleranza.

Così ci prepariamo alla definitiva nomina a cavaliere di Ballister Boldheart il primo, dopo oltre mille anni, a non provenire da una famiglia storica e nobile del regno. A volerlo addestrare, fin da bambino, è stata l’illuminata regina Valerin che, stanca delle ferree tradizioni, ha deciso di aprire l’accademia dei cavalieri a un orfano plebeo.

Ma il malumore per la nomina a cavaliere di Ballister serpeggia sia per tutto il regno che all’interno dell’accademia dove molti cadetti lo trattano da inferiore. Solo Ambrosius Goldenloin, il cadetto più famoso e diretto discendente di Gloreth (colei che mille anni prima sconfisse il terribile mostro, fece costruire le mura ciclopiche a protezione del regno e fondò l’ordine dei cavalieri a sua protezione) lo tratta alla pari e con amore, visto che da tempo lo ama ricambiato.

Durante la cerimonia del cavalierato però dal manico della spada di Ballister un raggio mortale colpisce la regina che cade e terra senza vita. Ambrosius ha solo il tempo di amputare il braccio di Ballister che teneva la spada prima che questo, anche se ferito, sparisca.

A prendere le redini del regno è la direttrice dell’accademia che ordina a tutti di catturare Ballister il traditore. Solo, e senza un braccio, il giovane cavaliere incredulo e spaesato si ritrova in un tugurio cercando di capire cosa sia successo veramente, chi abbia ucciso la regine e perché. Ad interrompere i suoi pensieri ci pensa una ragazzina invadente e facinorosa, Nimona che avendolo riconosciuto vuole unirsi a lui per mandare il regno a gambe all’aria. Ma…

Deliziosa favola d’azione contro ogni intolleranza e discriminazione che ci ricorda quanto, purtroppo, siano ancora presenti nella nostra società. Un atto d’amore a favore di chi, suo malgrado e per colpa degli altri, si sente “diverso”.

Siamo nel 2023 e c’è chi nel nostro Paese ancora parla con scetticismo del diritto d’aborto. Allora ben vengano film come questi che lasciano libere le nuove generazioni – e non solo – di sognare e vivere un’avventura fantastica che si conclude con il classico bacio d’amore fra i due eroi, indipendentemente che siano un uomo e una donna, due donne o due uomini.

Viva l’amore, la tolleranza e la fantasia.