“Ratto” di Stephen King

(Sperling & Kupfer, 2020)

“Ratto”, ultimo in ordine di pubblicazione dei quattro racconti: “Il telefono del signor Harrigan“, “La vita di Chuck” e “Se scorre il sangue” che dona il titolo alla raccolta, chiude la raccolta firmata dal maestro Stephen King nel 2020.

Drew Larson è un discreto professore di letteratura che ha un passato di autore di racconti di tutto rispetto. Alcuni suoi scritti, infatti, hanno attirato le attenzioni di prestigiose riviste facendolo diventare una delle più interessanti “promesse” letterarie del Paese.

Così Drew, qualche tempo prima, ha sentito il desiderio di scrivere un romanzo per provare a se stesso di essere quella promessa mantenuta. Ma, dopo un discreto inizio, la pagina bianca – o se preferite il monitor bianco – che si ritrovava inesorabilmente davanti agli occhi lo ha fatto vacillare e alla fine crollare, lasciandolo in preda ad un grave esaurimento nervoso.

Nel 2018 Drew si sente pronto ad affrontare una nuova sfida, visto che nella testa gli è venuta un’idea molto originale e assai intrigante per un romanzo western, e per questo si è preso un anno sabbatico dall’insegnamento. Ma sua moglie Lucy entra subito in agitazione, visto poi che Drew vuole andare a scrivere nella sua vecchia casa fra i boschi ad una certa distanza da TR-90, un agglomerato agricolo a molte ore di macchina da casa.

La vecchia abitazione, che lo scrittore ha ereditato da suo padre, è poco più che un capanno isolato fra i monti, che lui negli ultimi anni lui ha affittato nel periodo estivo per contribuire al bilancio familiare. Ma proprio la lontananza da tutto lo rende per Drew il posto ideale, lontano da sua moglie e dai suoi figli piccoli.

Nonostante le proteste di Lucy, Drew parte e dopo molte ore di viaggio raggiunge TR-90. Come è stato sempre abituato a fare, si ferma nell’ultimo emporio disponibile per fare la spesa necessaria per almeno una settimana, e poi prende la strada sterrata che lo porta alla sua vecchia casa.

Come promesso telefona a Lucy per avvisarla di essere arrivato e poi inizia subito a scrivere. Questa volta le pagine bianche non hanno il tempo di turbarlo visto che le idee che gli vengono sono sempre più numerose e originali. Dopo la prima notte passata nella casa, Drew comincia a non sentirsi bene e capisce di aver preso quella brutta influenza che aveva il padrone dell’emporio. Ma il libro procede a meraviglia e così Drew assume due aspirine e continua a scrivere.

Col passare delle ore l’influenza diventa sempre più forte e Lucy, intuendola dalla sua voce al telefono, gli chiede di tornare a casa. Ma Drew non ha alcuna voglia di abbandonare il libro che sembra davvero scriversi da solo. A mettere l’uomo ancora più sotto pressione ci pensa una tempesta di vento e pioggia che si sta dirigendo proprio verso TR-90, che quasi certamente renderà inagibile la strada sterrata che porta al capanno. Lucy gli impone di tornare a casa prima dell’arrivo della perturbazione, ma Drew non intende cedere.

Qualche ora dopo, in preda alla febbre alta e mentre la prima pioggia violentemente inizia a sbattere sul tetto e sulle finestre della vecchia casa, Drew comincia a temere di aver commesso un grave errore perché, improvvisamente, la pagina del suo monitor rimane inesorabilmente bianca. La fragorosa tempesta che si abbatte senza pietà sul capanno, facendo tremare le sue vecchie fondamenta, sembra urlargli nelle orecchie il suo fallimento. Ma un vecchio e malconcio peluche a forma di topo, che qualche inquilino estivo ha dimenticato in una vecchia cesta, sembra fissarlo con interesse, come se volesse parlagli…                 

L’impotenza creativa è uno dei temi cari al maestro Stephen King – “Shining” o “Misery non deve morire” sono solo due fra i più famosi esempi – e anche in questo racconto il Re ci parla senza sconti e con grande efficacia dei sacrifici e dei compromessi che uno scrittore deve fare con se stesso, e con i propri cari, per poter portare a termine un’opera, senza far spegnere la sacra fiamma dell’ispirazione che a volte può essere imponente come un fiume o, molto più spesso, flebile come una candela che sta per spegnersi.

Da leggere, per chi ama scrivere.

3 pensieri su ““Ratto” di Stephen King

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