“Spirito allegro” di David Lean

(UK, 1945)

Il commediografo inglese Noël Coward (1899-1973), durante una vacanza sulle coste gallesi con la sua compagna Joyce Carey (attrice britannica che apparve in numerose riduzioni cinematografiche delle opere di Coward) scrive in pochi giorni la commedia “Blithe Spirit”, ispirato dalla lettura della poesia “Ad un’allodola” di Percy Bysshe Shelly.

Siamo nel 1940 e l’ombra oscura della Seconda Guerra Mondiale è già calata tragicamente sul nostro continente. Alla sua rappresentazione, avvenuta l’anno dopo, la critica britannica storce il naso, soprattutto perché Coward scherza in maniera pungente sulla morte.

Ma proprio perché all’orizzonte si prospettano anni terribili, colmi di perdite e privazioni, la gente vuole ridere e dissacrare la morte, troppo presente nella vita quotidiana, e il pubblico decreta un successo quasi senza precedenti per la commedia.

Lo stesso autore produce nel 1945 la sua riduzione cinematografica che fa dirigere al regista, che diventerà fra i più rappresentativi del cinema non solo britannico del Novecento, David Lean che ne scrive la sceneggiatura assieme a Ronald Neame e Anthony Havelock-Allan.

Charles Condomine (Rex Harrison) è uno scrittore di successo che vuole scrivere un nuovo libro per il quale intende ispirarsi a Madama Arcati (Margaret Rutherford) una strana e goffa veggente che vive nella località dove abita anche lui.

Per questo Condomine organizza una seduta spiritica assieme alla moglie Ruth (Constance Cummings) invitando il Dottor Bradman (Kay Hammond) e signora (Joyce Carey). I quattro a stento riescono a non ridere davanti ai gesti e alle frasi di Madame Arcati che però, alla fine, offesa se ne va. Ma qualcosa è successo però perché, appena congedati anche gli altri ospiti, Charles vede materializzarsi il fantasma di Elvira, la sua prima moglie, morta due anni prima.

Se Ruth all’inizio pensa che il marito le stia facendo uno scherzo, visto che lei invece Elvira non può vederla, alla fine comprende la verità, cosa che farà scatenare una “guerra” fra le due, caratterialmente opposte, per conquistare nuovamente Charles, che invece sembra godersi la situazione. Ma…

Deliziosa commedia incentrata sul classico triangolo amoroso, con toni e sfumature davvero insolite e originali, tanto da diventare un vero e proprio capostipite. Coward mette superbamente alla gogna gli aspetti più immaturi e capricciosi dei protagonisti, tanto che alla fine il personaggio più equilibrato e sobrio sembra essere proprio Madame Arcati.

Ma da grande autore quale era, Coward non stereotipizza le due figure femminile rendendole semplici macchiette, ma crea due diversi personaggi, ognuno dei quali possiede pregi e difetti peculiari. E’ Charles quello che davvero ne uscirà moralmente malconcio a causa soprattutto del suo egocentrismo, della sua supponenza e della sua alterigia, peccati per i quali alla fine pagherà il “prezzo” più alto…

Il film nel 1947 vince l’Oscar per i migliori effetti speciali, tutti fatti ovviamente a mano, o quasi.

Nello stesso anno Coward, Lean, Neame e Havelcock-Allan danno vita allo splendido e indimenticabile “Breve incontro“.

Purtroppo l’edizione originale italiana di questa pellicola non è disponibile e così al momento è reperibile solo la sua versione originale – che possiede comunque un fascino del tutto particolare – sottotitolata in italiano.

“Hobson il tiranno” di David Lean

(UK, 1954)

Del maestro David Lean si ricordano quasi sempre le solite pellicole – e intendo solite nel senso di stupende ma arci note – pochi infatti parlano di quelle realizzate nella sua prima parte della carriera – le cui sceneggiature erano spesso adattamenti di opere teatrali come questa che è l’adattamento di una pièce di Harold Brighouse – ma che hanno reso grande e immortale il cinema britannico.

Oltre a riferirmi a “Breve incontro” (che è stato il primo post che ho scritto) mi riferisco a questa divertente commedia ambientata in un’Inghilterra dickensiana in cui, come spesso succede nella cinematografia di Lean, le donne hanno un ruolo focale.

Salford, nei pressi di Manchester. Henry Horatio Hobson (un grandissimo Charles Laughton) è un dispotico padre vedovo, che tiranneggia le sue tre figlie, che devono occuparsi di tutto, soprattutto dell’antica bottega di scarpe di famiglia.

Se Maggie (Brenda de Banzie) la maggiore ormai è considerata troppo “vecchia” per trovare marito, le altre due Alice e Vicky – ancora ufficialmente in età – scalpitano sospirando ogni giorno pensando ai loro pretendenti.

Per il vecchio Horatio però nessuna delle sue figlie può sposarsi: devono tutte badare alla bottega, alla case e a lui, che torna tutte le sere sbronzo dal pub, oltre al fatto che egli stesso non ha la minima intenzione di cacciare un penny come dote.

Ma il vecchio tiranno sottovaluta la sua Maggie che, con l’aiuto del giovane lavorante dalle mani d’oro Willie Mossop (John Mills) ha in mente un piano…

Deliziosa commedia in costume da godere fino all’ultimo fotogramma, grazie anche al cast fatto tutto di grandi attori del teatro inglese, e a una storia che anticipa quelle lotte sociali – soprattutto quelle legate all’emancipazione della donna – che esploderanno nel decennio successivo.

“Breve incontro” di David Lean

(UK, 1945)

Tratto dalla pièce teatrale di Noël Coward, è uno dei film più struggenti della cinematografia mondiale.

Alec (Trevor Howard) e Laura (Celia Johnson) si incontrano casualmente nel bar della stazione, pochi minuti prima che ognuno dei due torni a casa dalla rispettiva famiglia. Col passare delle settimane l’incontro diventa sempre più atteso, fino a quando Alec non prenderà una drastica decisione…

Il film si apre con la stessa scena con cui poi si chiuderà, ma viaggiando nel lungo flashback che ricostruisce al storia fra i due, torniamo nel bar della stazione con emozioni così forti e diverse da toccare il cuore.

Un capolavoro che non si dimentica facilmente.

Nel 1984 Ulu Grosbard firma il remake ma in USA “Innamorarsi” con Robert De Niro e Meryl Streep, bel film ma imparagonabile rispetto a questo.

Da vedere.