(Italia, 1956)
La carriera cinematografica del Premio Nobel Dario Fo in realtà non è paragonabile a quella teatrale, ma questa commedia surreale e grottesca merita di essere vista.
Prima di tutto perché è uno dei primi e più limpidi documenti storici che ci racconta bene l’atmosfera fremente che si respirava nel nostro Paese mentre stava esplodendo il Boom, ritraendo poi una fantastica – in senso lato – Milano (ancora lontana da quella “da bere” arrogante e presuntuosa degli anni Ottanta) divisa fra cantieri di grattacieli in costruzione, borgate e scorci ottocenteschi.
E poi c’è Dario Fo, che già possiede tutti i suoi caratteri da giullare, e una splendida e fascinosa Franca Rame.
Anche se la storia forse non è così determinante, quello che conta sono alcune scene e gag strepitose, la critica feroce alla stampa scandalistica – che allora aveva il posto che occupa oggi la nostra TV – e lo spirito che anima i suoi protagonisti, sia quelli positivi che quelli negativi.
Purtroppo però, l’accoglienza della critica e del pubblico (ancora non del tutto pronti al genio innovatore e di rottura del suo protagonista) fu molto tiepida e la collaborazione fra Dario Fo e Carlo Lizzani non ebbe seguito.
Ma almeno “Lo svitato” ce lo possiamo rivedere ogni volta che vogliamo!