(USA, 1985)
A tutti gli effetti questo è uno dei tanti B-movie con cui passavano le sarete del sabato sera molti adolescenti degli anni Ottanta come me.
Ma a riguardarlo bene non è solo questo, perché a differenza di altri adattamenti da opere del Re, la sceneggiatura è stata scritta direttamente da Stephen King che – come lui stesso racconta nella prefazione di una recente riedizione dell’omonimo romanzo – ha avuto mano totalmente libera grazie all’acume del grande produttore Dino De Laurentiis.
Con un cast semi sconosciuto – a parte Gary Busey – e un regista al suo esordio (Daniel Attias passerà con successo alla televisione dove dirigerà, e tutt’ora dirige, episodi di serie di tutto rispetto come “Miami Vice”, “Ally McBeal”, “Party of Five”, “Buffy l’Ammazzavampiri”, “I Soprano”, “Alias”, “Lost”, “Dr. House“, “The Walking Dead”, “True Blood”, “The Americans” e “Homeland”), “Unico indizio la luna piena” mantiene al meglio l’elemento principe e originale del romanzo di King: il rapporto conflittuale fra un’adolescente e il suo fratello minore disabile, rapporto che troverà la sua soluzione nello scontro fatale col lupo mannaro.
Nonostante gli effetti speciali ormai davvero poco speciali – teste mozze di evidente cartapesta, per non parlare dell’imbarazzante costumone peloso che indossa il lupo mannaro – e un’ambientazione del 1976 che è fin troppo quella contemporanea del 1985, questo film rimane comunque affascinante.