(Italia, 1963)
Lo so che il romanzo “La vita agra” di Luciano Bianciardi è molto bello, ma sono molto legato anche a questo film (per Carlo Lizzani ho un debole che parte da molto lontano…).
E poi, oltre la tormentata storia d’amore fra Luciano Bianchi (Ugo Tognazzi) e Anna (Giovanna Ralli), c’è la Milano del grande Boom (fotografata in tanti angoli grazie a un consistente uso degli esterni, davvero insolito per le commedie di quegli anni), uno splendido cameo di Enzo Jannacci, e soprattutto un’Italia che cambia, e che, a volerla dire proprio tutta, pone le basi di quella che diventerà la cultura “nazional-popolare” (lo so è un termine orrendo, ma l’ho messo apposta!) dei decenni successivi.
Luciano è l’addetto culturale della grande industria mineraria che possiede un ricco giacimento nei pressi del suo paese. Quando viene licenziato (insieme a molti colleghi minatori per ridurre i costi data la grave crisi…) decide di trasferirsi a Milano e far saltare in aria in grattacielo che ospita la sede centrale della società. Lì incontra Anna, militante di sinistra, con la quale inizia una relazione.
Per sbarcare il lunario, Luciano prima fa il traduttore per una casa editrice e poi, quasi per caso, comincia a creare slogan pubblicitari. Grazie al successo di questi verrà assunto, con un lauto stipendio, nell’azienda che qualche tempo prima lo aveva cacciato. La sua voglia così di vendetta si esaurisce, come la sua relazione con Anna, che si tronca definitivamente il giorno in cui sua moglie e suo figlio lo raggiungono per stabilirsi a Milano.
Una fotografia indimenticabile del nostro Paese che cambia, un documento forse unico, con una superba interpretazione del grande Tognazzi.
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