“Gente allegra” di Victor Fleming

(USA, 1942)

Nel 1942 il cineasta Victor Fleming, regista di pellicole memorabili come “Via col vento” o “Il mago di Oz”, dirige l’adattamento cinematografico del romanzo di John Steinbeck “Pian della Tortilla“, pubblicato per la prima volta sette anni prima.

La sceneggiatura è firmata da John Lee Mahin e Benjamin Glazer, due storici autori di Hollywood, mentre il cast raduna tre fra i più noti attori del momento: Spencer Tracy, John Garfield e Hedy Lamarr.

Tracy è uno degli interpreti con cui Fleming ha più feeling, tanto da averlo già diretto in film come “Capitani coraggiosi” e “Il dottor Jekyll e Mr. Hyde”, e per questo gli viene affidato il ruolo del protagonista Pilon, il paisanos fulcro del gruppo di scansafatiche e bevitori incalliti che vive a Pian della Tortilla, sulle colline di Monterey, in California.

All’altro attore che va per la maggiore all’epoca, John Garfield (la cui carriera qualche anno dopo, a causa delle sue simpatie verso il Partito Comunista, verrà devastata dalla famigerata “caccia alla streghe” maccartista) viene assegnato il ruolo del coprotagonista Danny, che nella nostra versione dell’epoca prende il nome di Daniele.

La star femminile è Hedy Lamarr (1914-2000) il cui nome vero era Hedwig Eva Maria Kiesler, nota ai più per essere stata la prima attrice a posare completamente nuda in un film (“Estasi” diretto da Gustav Machatý nel 1931), ma anche ottima attrice e grande inventrice: studentessa di Ingegneria presso l’Università di Vienna, trasferitasi negli USA, durante la Seconda Guerra Mondiale, studiò e brevettò un sistema per l’individuazione dei sommergibili tedeschi, sistema che oggi è alla base del wi-fi.

Alla Lamarr (cui poi Mel Brooks dedicherà un delizioso gioco di parole nel suo “Mezzogiorno e mezzo di fuoco“) viene affidato il compito di impersonare Dolores Ramirez, l’unica in grado di far battere il cuore di Danny.

Fra sotterfugi ed espedienti, più o meno leciti, vivono a Pian della Tortilla un gruppo di paisanos – i più antichi abitanti della California, con ancora sangue spagnolo nelle vene – nullatententi capitanati dallo scaltro Pillon. Le cose cambiano quando Danny riceve in eredità dal nonno due case. Diventa così un proprietario e stenta ad andare d’accordo con i suoi amici che invece vogliono spartire con lui i suoi beni.

Danny sarà diviso fra la sua antica e solida amicizia con Pilon e l’amore che gli scoppia nel cuore per Dolores, una ragazza di Salinas, che vorrebbe sposarlo. Intorno a loro ruotano le storie degli altri paisanos, fra cui quella del Pirata (Frank Morgan, che aveva interpretato proprio il famigerato mago di Oz nell’omonimo film di Fleming) un anziano vagabondo che vive con alcuni cani randagi come lui, e che nasconde un segreto nel cuore…

Anche se il film è girato tutto in studio, sia gli interni che gli esterni, e Tracy e la Lamarr sono truccati pesantemente per sembrare dei veri paisanos, questa pellicola possiede il suo fascino e mantiene, almeno fino al finale, lo spirito del romanzo di Steinbeck. D’effetto, ancora oggi, la storia proprio del Pirata.

La mano pesante della produzione, allora assai perbenista e ipocrita, obbligò sceneggiatori e regista a scostarsi dall’epilogo originale dello splendido libro di Steinbeck per offrire al pubblico – ritenuto evidentemente immaturo e assai ingenuo – un lieto fine che accontentasse tutti, facendo tornare a casa gli spettatori felici, e forse …evitandogli di pensare troppo.

Nonostante ciò “Gente allegra” – il cui titolo in italiano ammicca al vecchio proverbio che recita nella seconda parte: “…Dio l’aiuta!” – merita comunque di essere visto sia per la magia e il fascino della storia, che per apprezzare la bravura di un grande attore come Spencer Tracy, forse dimenticato da troppi.

“La costola di Adamo” di George Cukor

(USA, 1949)

Eccoci davanti ad uno dei film più importanti del Novecento. Si tratta di una delle più classiche sophisticated comedy di Hollywood, ma non solo. E’ al tempo stesso anche uno dei capostipiti del genere “court room drama”, ma soprattutto è uno dei primi grandi film incentrati sulle differenze sociali fra uomo e donna.

Differenze che non sono quelle solite stereotipate, dove fin troppo spesso l’uomo “ha sempre ragione”. Ma sono quelle fra i diritti e i doveri legali e sociali dei due sessi, che vedono da secoli soccombere sempre la donna.

In un’afosa giornata newyorkese seguiamo l’impacciata Doris Attinger (una deliziosa Judy Holliday) seguire furtivamente suo marito Warren Attinger (Tom Ewell) mentre esce dall’ufficio per recarsi nell’appartamento della sua amante. Lì Doris lo raggiunge e gli spara contro alcuni colpi di rivoltella.

L’evento – che, fortunatamente, grazie alla scarsa mira della signora Attinger ha lasciato solo ferito il signor Attinger – attira l’attenzione di tutto il Paese. Il caso viene affidato al capace vice procuratore Adamo Bonner, (un bravissimo Spencer Tracy) che già si sente in tasca la condanna della Attinger.

Proprio a causa delle discussioni casalinghe sul caso avute col marito Adamo, Amanda Bonner (una splendida e volitiva Katherine Hepburn) decide di accettare la difesa della Attinger. Così, con l’apertura del processo, si inaugura anche uno scontro epico e senza esclusione di colpi fra i due coniugi che va ben oltre il tentato omicidio del signor Attinger, visto che Amanda è decisa a dimostrare in aula tutta l’oppressione sociale, fatta di pregiudizi e subdolo maschilismo, che opprime le donne.

Ma attenzione: Adam Bonner non è certo il classico maschilista ottuso. Il vice procuratore, infatti, è un uomo che ama, rispetta e conosce molto bene le donne…

Strepitosa pellicola firmata da uno dei maestri indiscussi di Hollywood e interpretata da un cast davvero stratosferico. Oltre alla immortale coppia Tracy-Hepburn, il film ospita le deliziose interpretazioni della grande Judy Holliday (doppiata superbamente nella nostra versione da Rina morelli) e di Tom Ewell, che verrà definitivamente consacrato a star della commedia qualche anno dopo interpretando “Quando la moglie è in vacanza” del maestro Billy Wilder.

Scritto dalla coppia di drammaturghi e sceneggiatori Garson Kanin e Ruth Gordon (che conobbe il successo anche come attrice, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta in film come “Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York“ di Roman Polanski o “Harold e Moude” di Hal Ashby) che si ispirarono ad un fatto di cronaca davvero accaduto in quegli anni i cui protagonisti furono due avvocati che divorziarono per poi sposarsi coi rispettivi clienti, “La costola di Adamo” è un film incredibilmente attuale. Da ricordare anche la splendida canzone “Amanda”, che il vicino di casa compositore dedica alla protagonista, firmata da Cole Porter.

Il Italia il film venne distribuito solo nel gennaio del 1951. E se pensiamo che il voto alle donne venne concesso nel nostro Paese solo cinque anni prima, alla sua uscita più che una commedia, molte persone lo avranno scambiato sicuramente per un film di …fantascienza.

“Giorno maledetto” di John Sturges

(USA, 1955)

Tratto dal racconto “Bad Time at Honda” di Howard Berslin, pubblicato sul “The American Magazine” nel gennaio del 1947, e adattato per il grande schermo da Don McGuire e Millard Kaufman, “Giorno maledetto” è considerato giustamente uno dei più riusciti western moderni di quegli anni. Per western moderni si intendono pellicole con le classiche caratteristiche dell’epico cinema di frontiera, ma ambientati in epoca contemporanea.

A due mesi dalla fine del secondo conflitto mondiale, e ben dopo quattro anni dall’ultima volta, un treno passeggeri si ferma nella piccola stazione di Bad Rock, nel sud ovest degli Stati Uniti.

A scendere è solo un uomo che indossa una abito nero e tiene nella mano destra una piccola valigia marrone. I pochi abitanti della piccola località sperduta nel deserto osservano il nuovo arrivato diffidenti e curiosi.

L’uomo, che si chiama John J. Macreedy (un bravissimo Spencer Tracy), che ha il braccio sinistro evidentemente offeso, si reca nell’unico albergo del posto e chiede una stanza giusto per una notte. Poi si informa su come raggiungere la località chiamata “La Steppaia”, lontana qualche miglio, dove dovrebbe abitare un certo Komoko. Sentendo quel nome, Reno Smith (Robert Ryan) il più facoltoso proprietario terriero della zona, si irrigidisce…

Strepitoso film d’azione e suspense – come si diceva una volta – con una cast stellare fra cui spiccano, oltre a Tracy e Ryan, i giovani Lee Marvin, Ernest Borgnine e Anne Francis; una costruzione perfetta e ad orologeria; nonché una regia fra le migliori di quegli anni.

Memorabile è comunque l’interpretazione del grande Spencer Tracy, premiato al Festival di Cannes nel 1955, che incarna John Macreedy, simbolo della lotta contro ogni forma di razzismo e intolleranza, e che ci sussurra un bell’inno alla pace.