(Italia, 2002)
L’idea originale che esplode nella testa del genio Dario Fo – come lo stesso premio Nobel ha poi raccontato – per prima cosa viene immortalata su carta sotto forma di disegni.
Ed è da questa sorta di storyboard che Fo trae il monologo teatrale diviso in due atti – nato nel 1991, proprio a ridosso del cinquecentesimo anniversario della scoperta di Cristoforo Colombo – che viene poi tradotto e rappresentato in tutto il mondo, anche in Indios.
Per questa sua genesi visiva l’opera di Fo sembra fatta a posta per essere trasformata in un lungometraggio d’animazione.
E Giulio Cingoli, con la collaborazione dello stesso Fo, ci riesce benissimo, grazie anche alla voce del protagonista che viene data da un bravissimo Rosario Fiorello e alla splendida colonna sonora firmata da Fabrizio Baldoni, Gino De Stefani e Paolo Re.
Se nell’opera originale Johan segue lo stesso Cristoforo Colombo nel suo quarto viaggio nel Nuovo Mondo, nel film di Cingoli invece il giovane Padan ci arriva su una nave al comando del perfido capitano Narvaez, in compagnia di Pedro Hésteban de Reva detto Trentatrippe (doppiato da un ottimo Maurizio Mattioli).
Ma chi è Johan Padan? “E’ un Arlecchino – scrive lo stesso Dario Fo – proiettato suo malgrado da Bergamo nelle Indie, su una nave di Colombo. A forza di far ridere, riesce a rovesciare il mondo. E anziché esser divorato dai cannibali, li guida ad appropriarsi del cavallo e della polvere da sparo. Così potranno «scoprire» l’America da soli, alla faccia dei conquistadores”.
Il mistero – stavolta davvero poco “buffo” – è la totale indifferenza con cui questo bel cartone animato è passato troppo rapido nelle nostre sale alla sua uscita, e la sua totale latitanza dal piccolo schermo.