(USA/Belgio/Francia/UK/Germania, 2013)
Il regista canadese Paul Haggis (premio Oscar nel 2006 per “Crash – Contatto fisico” come miglior film e come miglior sceneggiatura originale) torna a scrivere e dirigere con la sua consueta eleganza una vicenda corale, a forti tinte drammatiche e intimiste.
La terza persona del titolo è quella di Michael (Liam Neeson) uno scrittore vincitore del Premio Pulitzer, ormai in crisi creativa e personale, e per questo rifugiatosi in una camera di un grande albergo a Parigi, dove tenta vanamente di scrivere il suo ultimo e infinito romanzo.
Michael ha lasciato la moglie e adesso intrattiene una relazione con Anna (una brava Olivia Wilde) rampante giovane scrittrice che, come il suo mentore, ha un oscuro lato buio nel fondo dell’anima.
Così come lo possiede Scott (Adrien Brody), esperto di spionaggio industriale, che in un piccolo e anonimo bar di Roma incontra per caso il suo destino.
E il loro destino affronteranno anche Julia (Mila Kunis) e Rick (James Franco) separati e nel pieno di una costosa lite legale per l’affidamento del loro unico figlio di sei anni.
Se Rick è un artista ricco e famoso di New York, Julia era una volta una promettente attrice di soap opera che ora, per pagare l’avvocato, deve fare la cameriera in un albergo…
Ottima pellicola, scritta e girata molto bene, con un bel cast che la valorizza al meglio. Così come nelle sue pellicole precedenti, Haggis ci racconta dell’abisso che è in ognuno di noi, di chi ha la forza e il coraggio di affrontarlo e di chi, invece, ci precipita dentro.
Da vedere con un bel pezzo di cioccolata fondente vicino per i momenti più tristi ed emozionanti.