(USA, 2007)
Questa bella pellicola indipendente, scritta dal regista attore Mike Binder, non ha trovato inspiegabilmente una distribuzione nel nostro Paese alla sua uscita nella sale USA.
Eppure parla in maniera molto pacata ma al tempo stesso efficace del dolore profondo e della fredda solitudine che questo comporta.
Alan Johnson (un bravissimo, come sempre, Don Cheadle) è un odontoiatra di successo che lavora e vive, assieme a moglie e figlie, a Manhattan.
Un giorno, per strada, casualmente incontra Charlie Fineman (un “inaspettatamente” bravo Adam Sadler) suo compagno di stanza all’Università, che non vede da oltre quindici anni.
Fineman, strambo e lunatico, paradossalmente vive come un eremita nella città che non dorme mai, girando per le strade sul suo monopattino a motore. La sua vita si è interrotta l’11 settembre 2001 quando su uno dei due aerei che si schiantarono sulle Torri Gemelle persero la vita la moglie, le sue tre figlie neanche adolescenti e anche il suo cane.
Dal 12 settembre Fineman è diventato un reietto della società che non vuole parlare né vedere nessuno che gli ricordi la sua vita precedente, e passa le giornate a giocare alla playstation, ad ascoltare dischi in vinile e a ristrutturare la cucina. Ma Alan lo convince a prendere un caffè…
Binder firma l’elegante ritratto di una persona devastata dal dolore che non riesce mentalmente ad andare avanti ma che, grazie all’aiuto di un ormai lontano conoscente – che non ha nemmeno conosciuto sua moglie – con il quale ha diviso per due anni la stanza molti secoli prima, tenterà di salvarsi.
La bravura di Binder sta anche nel fatto di far rivivere la tragedia di quel giorno senza usare neanche un fotogramma originale di quelle ore, che ormai si sono stampate a fuoco nel nostro immaginario.