(USA, dal 1975 al 1985)
Oltre al grande e inarrivabile Sherman Hemsley – che veste i panni dello scorbutico George Jefferson – e a un cast di tutto rispetto, il successo di questa sit-com è legato all’idea motore: un figlio del ghetto nero di Harlem diventa ricco e si trasferisce nella Manhattan bene, cosa che per gli anni Settanta era quasi fantascienza.
E le parole della sigla di testa lo riassumono bene:
“Well we’re Movin’ on Up! (Movin’ on Up!)
To the east side! (Movin’ on Up!)
To a dee-luxe apartment in the sky…
We’re movin’ on up! (Movin’ on Up!)
To the east side! (Movin’ on Up!)
We’ve finally got a piece of the pie!”
Per non parlare poi del gretto razzismo di George verso i bianchi, e soprattutto contro le coppie miste, come quella che abita sopra di lui (moglie di colore – interpretata da Roxie Roker madre di Lenny Kravitz – e marito bianco, che diventeranno poi i suoi consuoceri).
Fra le puntate che preferisco c’è quella in cui un pubblicitario senza scrupoli convince George a finanziare una campagna pubblicitaria per le sue lavanderie sulla base – ovviamente del tutto fittizia – che lui sia un pronipote diretto del presidente Thomas Jefferson.
Memorabili anche i duetti con la moglie Louise (Isabel Sanford) la cameriera Florence (Marla Gibbs) l’unica di fatto che riesce a zittirlo.
Come per altre serie, noi possiamo godere al meglio dei Jefferson grazie alla grande tradizione dei nostri doppiatori: in questo caso un applauso a Enzo Garinei e all’indimenticabile Isa Di Marzio.