(USA, 2014)
Questo intenso film per la televisione – scritto da Larry Kramer, diretto da Ryan Murphy e prodotto dalla HBO – ci riporta nella comunità gay di New York del 1981, nel momento in cui apparvero i primi casi del cosiddetto “cancro dei gay”.
La storia ci dice tragicamente che quella misteriosa malattia poco dopo sarebbe stata chiamata con un acronimo che avrebbe segnato tragicamente e moralmente la vita di tutti: AIDS.
Ma il film affronta anche la tragedia morale, oltre che quella fisica, della comunità omosessuale newyorchese che a partire da quell’anno, in pochissimo tempo, venne quasi dimezzata; dei vani e disperati tentativi di questa di coinvolgere le istituzioni per avere finanziamenti per assistere i malati – che non potevano far altro che diventare terminali – e per fare ricerca e prevenzione.
Ma siccome l’AIDS venne considerata per anni esclusivamente una “malattia dei froci” (termine osceno, indegno e tremendamente volgare ma che io, allora appena adolescente, ricordo di uso fin troppo comune) negli Stati Uniti nessuno si mosse, a partire dalla Casa Bianca, dove risiedeva Ronald Reagan.
Solo nel 1986, dopo che vennero riconosciuti numerosi casi anche fra gli eterosessuali, il Presidente Reagan la menzionò in un suo discorso annunciando fondi per la ricerca.
Da ricordare le interpretazioni di Mark Ruffalo – nel ruolo dell’attivista gay Ned Weeks -, Julia Roberts – in quello della dottoressa Brookner, che fu la prima ad accogliere nel suo reparto i sieropositivi – e quella di Jim Parsons.
Da vedere e da far vedere soprattutto a chi, povero stolto, ha ancora medievali problemi con se stesso e si nasconde dietro l’omofobia.