(Rep. P. Cina/Hong Kong/Taiwan, 1991)
Questo bellissimo e drammatico film consacra definitivamente, a livello internazionale, sia il regista Zhang Yimou che tutta la cinematografia del lontano oriente (termine che mi manda in sollucchero).
La storia della giovane Songlian (una bellissima quanto brava Gong Li) è il simbolo doloroso della condizione della donna nella Cina degli anni Venti, e non solo.
La ragazza ha la “sfortuna” di aver avuto un padre che l’ha mandata all’università emancipandola, ma alla sua morte la matrigna la costringe a un matrimonio combinato con un uomo ricco che ha già altre tre mogli.
E’ lì che le famigerate lanterne rosse avranno un peso drastico e crudele sulla sua vita e soprattutto sul suo ruolo di “quarta moglie” dentro la casa.
Leggendo le cronache di questi giorni non si può non fare a meno di pensare che, come diceva Marco Bellocchio (ovviamente con tutt’altro spirito, lo so!) “La Cina è vicina!”, almeno quella degli anni Venti per come sono considerate troppo spesso le donne nel nostro Paese.
Per la chicca, ricordo che questa pellicola, oltre a vincere il Leone d’Argento a Venezia, è stata candidata all’Oscar come miglior film straniero, e che fu battuto inaspettatamente – ma non ingiustamente secondo me! – dal nostro “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores.