(Baldini & Castoldi, 1995/2014)
Oggi voglio parlare di questo romanzo tardo adolescenziale, simbolo di una generazione, che nonostante i suoi vent’anni rimane sempre una gran piacevole lettura.
La prima volta che lo lessi non avevo neanche 25 anni e toccò corde fresche e mai sfiorate prima; oggi ne tasta altre, molte delle quali avevo scordato di avere, e un paio che mi hanno fatto davvero incazzare.
Soprattutto quelle che parlano ingenuamente di quella generazione che poi verrà fagocitata dalla famigerata “crisi” che ne schiaccerà – e continua a farlo ancora oggi – sogni e ambizioni.
Mi imbufalisce pensare che il vecchio Alex oggi magari lavora in un call center con un simpatico contratto Co.Co.Pro. o che Aidi lavori in nero visto che una volta diventata mamma nessuno l’assume più.
Ma la cosa ancora più inquietante è il ritratto del nostro Paese che fa da sfondo alla “maestosa storia d’amore e di rock parrocchiale”, sconvolto e indignato per l’assassinio del giudice Falcone sembra volersi rialzare e reagire.
La storia politica degli ultimi vent’anni ci racconta come è andata a finire, e occhio, non è un finale alternativo: è quello unico e vero!