(Einaudi, 1964/2014)
Be’, gente, se il Re Stephen King lo chiama “Big Jim Thompson” ci sarà un dannato motivo!
Ogni libro di Thompson – come ad esempio “Nulla più di un omicidio“, “Un uomo da niente” o “L’assassino che è in me” – è un viaggio senza sconti nella parte più buia e cavernosa nell’animo umano.
In “Colpo di spugna” – pubblicato per la prima volta nel 1964 – Nick Corey, l’indolente sceriffo della piccola Contea di Potts, nel profondo Texas, porta avanti una vita tranquilla e pigra.
Quando, nell’imminenza delle elezioni per il rinnovo della sua carica si presenta un suo concittadino che sembra riscuotere molto successo, Nick è costretto ad affrontare la situazione o la sua vita e, soprattutto, i suoi vizi rischieranno di andare a gambe all’aria.
Una terribile e implacabile discesa agli inferi della mente malata di un uomo che, per colpa dell’indolenza e la superficialità dei suoi concittadini, veste i panni di sceriffo. Tosto e bellissimo come pochi. Tanto per la cronaca, e per comprendere al meglio la sua immortale narrativa, il padre di Jim Thompson faceva lo sceriffo a Caddo County, in Oklahoma.
Per la chicca: nel 1981 Bertrand Tavernier ha girato un omonimo adattamento cinematografico del libro di Thompson ambientandolo in un piccolo villaggio coloniale francese con un grande e inquietante Philippe Noiret come protagonista e una bella, fascinosa e oscura Isabelle Huppert nei panni di Rose, pellicola che venne nominata all’Oscar come miglior film straniero.
Ma tranquilli, al momento è molto difficile da reperire.