(USA, 1972)
Nel 1968 viene pubblicato negli Stati Uniti il romanzo giallo “A Case Of Need” scritto dal giovane Jeffrey Hudson. Il romanzo è ambientato all’interno di un ospedale dove un medico viene accusato di aver procurato un aborto illegale ad una minorenne che, per le conseguenze, muore. Solo un collega crede alla sua innocenza e inizia una personale indagine.
Sono anni in cui una parte della società americana combatte per un diritto che ritiene fondamentale in un mondo davvero liberale, ma che si scontra contro lo scoglio più reazionario e bigotto del Paese. Il romanzo non passa inosservato per il tema trattato, per il ritmo calzante e innovativo e per la perizia e la competenza clinica dell’autore.
Nessuno allora però fa caso più di tanto al fatto che Jeffrey Hudson è uno pseudonimo sotto al quale si cela uno degli autori che negli anni successivi venderà più al mondo, e dal quale il cinema prima e la televisione poi trarranno numerosi campioni d’incasso e di ascolti: Michael Crichton.
La battaglia per la liberalizzazione dell’aborto è sempre più ampia e ormai ha investito tutti i campi della cultura e della vita in generale. Così, anche il maestro della commedia americana Blake Edwards, decide di girare una pellicola dura e senza sconti e lo porta sullo schermo nel 1972.
Peter Carey (James Coburn) è un patologo che dalla California è stato assunto presso uno dei più importanti ospedali di Boston. Nello staff sanitario ritrova David Tao (James Hong), suo vecchio compagno di Università che è diventato un apprezzato ginecologo. A dirige l’ospedale, invece, è il chirurgo J.D. Randall, fra gli uomini più importanti e potenti della città.
L’intero ospedale precipita nel caos quando Karen Randall, la figlia quindicenne del direttore, viene ricoverata d’urgenza per una emorragia causata da un aborto eseguito male, morendo pochi minuti dopo. Secondo sua madre, con le ultime parole pronunciate, la ragazza ha detto che ad operarla è stato il dottor Tao, che viene immediatamente arrestato.
Tao confessa a Carey di praticare clandestinamente e gratuitamente aborti, solo per aiutare donne, soprattutto giovani, in grande difficoltà. E gli assicura di non aver mai sfiorato Karen Randall. Carey inizia così una sua indagine utilizzando anche il suo strumento di lavoro preferito: il microscopio…
Scritto per il grande schermo da John D.F. Black, Harriet Frank Jr. e Irvin Ravetch questo film anticipa di molto alcune caratteristiche dei gialli e dei noir che di lì ad alcuni anni avranno un successo clamoroso al cinema, in televisione e in libreria. Il successo planetario dei libri e dei successivi film dedicati alla patologa Kay Scarpetta, scritti da Patricia Cornwell, sono solo uno dei tanti esempi.
Ma “The Casey Treatment” – titolo originale del film che ha un senso ben preciso, mentre quello in italiano no… – anche se presenta alcuni limiti nella sceneggiatura – soprattutto nella nostra versione che ha evidentemente subito alcuni tagli – ha il merito di raccontare che cosa significava vivere in un Paese dove l’aborto era illegale, e le ragazze, anche quelle di famiglie facoltose, spesso capitavano in mano a veri e propri macellai che si arricchivano senza scrupoli. Nel gennaio del 1973, pochi mesi dopo l’uscita nelle sale di questa pellicola, l’aborto negli Stati Uniti divenne legale grazie ad una sentenza della Corte Suprema.
A distanza di oltre cinquant’anni questa pellicola rimane, purtroppo, molto attuale visto che nel giugno del 2022 la stessa Corte Suprema ha deciso di porre fine alla tutela dell’aborto, delegandone ai singoli Stati la regolamentazione.