“Vasco Rossi – Il Supervissuto” di Pepsy Romanoff

(Italia, 2023)

Che Vasco Rossi sia uno dei più grandi artisti italiani, e non solo, degli ultimi quattro decenni è ormai un dato di fatto. E non sono certo il primo né l’unico a sottolineare che geniale musicista ed interprete sia, visto che le sue canzoni attraversano gli anni e le epoche a cavallo di due secoli – …e due millenni – rimanendo sempre fresche, struggenti e attuali.

Ma con questa docuserie scritta da Igor Artibani, Guglielmo Arie e lo stesso Pepsy Romanoff (Giuseppe Domingo Romano) in cinque puntate da circa 50 minuti ciascuna, Vasco ci racconta, forse come non è mai accaduto prima, la sua storia artistica e personale, grazie anche a filmati originali che appartengono al suo archivio privato. Nato a Zocca agli inizi degli anni Cinquanta, un ridente comune dell’Emilia-Romagna in provincia di Modena, già nel 1960 il piccolo Vasco sale su un palco per cantare. Nel minuscolo cine-teatro della cittadina, infatti, fa tappa un concorso musicale per giovani talenti molto simile allo Zecchino d’Oro.

A neanche dieci anni Vasco vince il concorso itinerante e inizia ufficialmente la sua carriera artistica. Sua madre, una giovane casalinga, e suo padre che di mestiere fa il camionista assecondano senza remore le inclinazioni del figlio, e così Vasco può vivere al meglio il suo amore incondizionato per la musica.

Negli anni Sessanta, sulla scia della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, anche in Italia si formano numerosissime band, e Vasco ne crea diverse fino ad approdare, agli inizi degli anni Settanta, nel mass media che segnerà la cultura contemporanea: la radio. Anche se nel nostro Paese solo la RAI poteva trasmettere in modulazione di frequenza, nascono piccole radio private quasi ovunque e Vasco, insieme a un manipolo di storici amici, ne crea una che in breve tempo diventa il “punto” di riferimento delle nuove generazioni della zona.

Visto il successo della piccola emittente, Vasco viene chiamato come DJ nei locali più “in” della regione, ma la sua passione per la musica da scrivere e poi da interpretare aumenta fino a portarlo ad incidere il primo disco, prodotto da uno storico impresario del liscio. Oltre al vinile, per Vasco diventa sempre più importante esibirsi su un palco assieme alla sua band, e così nel 1978 inizia – in piccoli locali e piazze cittadine – la carriera professionistica del più grande e longevo rocker italiano che passa però anche per momenti duri e senza sconti, come la tossicodipendenza o il carcere per possesso di cocaina.

Ma nel corso delle cinque puntate Vasco ci racconta bene come abbia saputo sempre rialzarsi e affrontare la vita a viso aperto, rimanendo sempre fedele a se stesso e al suo pubblico, passando spesso momenti terribili fra lutti, depressioni e malattie.

Bellissimo e sincero ritratto di un fenomenale artista musicale che è anche un grandissimo maestro della parola cantata, che forse non trova paragoni neanche fra gli scrittori “ufficiali” suoi contemporanei per la maniera in cui riesce a raccontare se stesso e la nostra società, le nostre paure, i nostri sogni e i nostri miseri difetti.

Un grande autore che ha fra i suoi amici più cari Valentino Rossi come don Luigi Ciotti, e che come pochi disegna superbamente il nostro Paese e che, sapendolo, ci canta ironico e sornione: “…e menomale che non mi chiamo Mario”.

Da vedere, così come è da ascoltare tutta la sua musica.