“Il padre di famiglia” di Nanni Loy

(Italia, 1967)

Nanni Loy, Ruggero Maccari e Giorgio Arlorio (collaboratore di fiducia di Loy anche in televisione nel mitico “Specchio segreto” del 1965) decidono di tracciare un bilancio della società italiana a partire dal secondo dopoguerra e fino al 1967, anno di produzione del film.

Marco (Nino Manfredi) e Paola (una straordinaria Leslie Caron, davvero da Oscar) sono due giovani studenti di Architettura che si incontrano durante una delle numerose manifestazioni a favore della Repubblica, nei giorni che precedono il referendum che determinerà la fine della monarchia in Italia.

Entrambi provengono da famiglie “tradizionali” per il loro tempo: il padre di Marco, Amedeo (un grandissimo Sergio Tofano) è un generale del Regio Esercito che si dimette quando viene proclamata la Repubblica. Quello di Paola (interpretato da Mario Carotenuto) è un fascista della prima ora che fugge in sud America. I due si sposano e decidono di impostare la loro nuova famiglia con metodi e regole ben diverse da quelle dei loro genitori. Ma col passare degli anni…

Strepitoso ritratto a colori della famiglia italiana che dalle macerie del conflitto mondiale passa per il Boom e arriva alle soglie del ’68 e della contestazione. Ma, soprattutto, una fotografia superba del ruolo della donna che, nell’immediato dopoguerra col suffragio universale sembrava poter acquisire diritti e riconoscimenti sociali determinanti, ma che alla fine degli anni Sessanta si ritrova in realtà stretta e soffocata in quella “famiglia” proprio come lo era stata sua madre nel Ventennio.

Un film precursore di quella pietra miliare della cinematografia planetaria che è “C’eravamo tanto amati” – con lo stesso Manfredi – che Ettore Scola dirigerà nel 1974.

Questo film è di fatto anche l’ultimo in cui appare il grande Totò. La parte dell’anarchico che ruota intorno alla famiglia dei due architetti – poi interpretato magistralmente da Ugo Tognazzi – in realtà era stata affidata al grande attore napoletano che però riuscì solo a girare la scena del funerale di Amedeo che si impantana nel traffico romano (montata al centro del film) morendo due giorni dopo, il 15 aprile del 1967. Loy, in sede di montaggio, in omaggio al grande comico decise di mantenere la sequenza, anche inserendo le nuove scene con Tognazzi.

Nella nostra versione possiamo apprezzare la grande Rita Savagnone che presta la voce in maniera eccezionale a Leslie Caron.