“La favorita” di Yorgos Lanthimos

(USA/UK/Irlanda, 2018)

Il regista greco Yorgos Lanthimos (già autore del surreale “The Lobster“) ci racconta una carnale storia d’intrighi a corte nell’Inghilterra dell’inizio del XVIII secolo.

La regina Anna Stuart (Olivia Colman) per il suo carattere scostante e per la sua salute minata dalla gotta, ha di fatto abbandonato il governo del regno nelle mani della sua amica intima Lady Sarah Marlborough (una bravissima Rachel Weisz) che in tutti i modi favorisce il primo ministro Godolphin e indirettamente suo marito alto ufficiale dell’esercito di sua maestà, impegnato in una sanguinosa e dispendiosa guerra contro il regno di Francia.

A corte arriva la giovane Abigail Hill (un’altrettanto brava Emma Stone) cugina di Sarah, ma caduta in disgrazia a causa dei debiti di gioco del padre, che l’ha “donata” a un suo creditore. La ragazza è molto scaltra e in breve tempo riesce a farsi notare dalla regina. All’inizio Sarah rimane divertita dalla spregiudicatezza della cugina, poi comprende che Abigail è disposta a tutto pur di prendere il suo posto nel letto della sovrana, dando il via così a una sanguinosa battaglia all’ultimo sangue…

Come sempre Lanthimos firma una pellicola grottesca, cruda e sanguigna scritta da Deborah Davis e Tony McNamara. Con un cast davvero superbo fra cui spicca Olivia Colman – che come la Weisz aveva partecipato a “The Lobster” – che giustamente ha vinto la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia e l’Oscar come miglior attrice non protagonista per questa sua interpretazione, “La favorita” ci punge la coscienza.

“The Lobster” di Yorgos Lanthimos

(Irl/Gre/UK/Fra/Ola, 2015)

In un mondo, molto simile al nostro, non c’è posto per gli esseri umani single. Coloro i quali rimangono soli vengono trasferiti in centri di accoglienza dove hanno solo quarantacinque giorni per poter tornare “accoppiati”, altrimenti verranno trasformati in un animale a loro scelta.

Quando David (un bravissimo e goffo Colin Farrell) viene condotto in uno di questi alberghi, nel caso fallisca, sceglie di essere trasformato in una aragosta (lobster, appunto).

La permanenza è terrificante e i giorni passano ma David riesce incredibilmete a fidanzarsi con una delle ospiti più perfide. Quando però la donna si accorge che lui non la ama davvero, David è costretto a fuggire e si dà alla macchia unendosi ai Solitari, una sorta di resistenti comandati da una leader volitiva (Léa Seydoux) che vivono nascosti nelle vegetazione, e fra i quali è drasticamente vietato ogni tipo di contatto fisico e morale. Ma fra i Solitari, David incontra un giorno una donna miope (Rachel Weisz) e se ne innamora…

Paradossale, ironica e cattivissima pellicola diretta dal greco Yorgos Lanthimos, che ne ha scritto la sceneggiatura assieme al connazionale Efthymis Filippou, che fotografa in maniera spietata la nostra società. Da ricordare il ruolo secondario, ma fantastico, di John C. Reilly.

Atmosfere e situazioni molto simili al grottesco “I viaggiatori della sera” di Umberto Simonetta.

Da vedere, pronti a tutto…

“Agora” di Alejandro Amenàbar

(Spagna, 2009)

Firmato dal regista di “Apri gli occhi” (poi rifatto in USA col titolo “Vanilla Sky” con Tom Cruise e diretto da Cameron Crowe) e di “The Others”, “Agora” è uno splendido film sulla storia, sulla religione, sulla scienza, ma soprattutto sul ruolo della donna nella società e nella cultura.

391 d.c., Alessandria d’Egitto è sotto l’Impero Romano, e nella sua leggendaria Biblioteca insegna scienza e astronomia la dotta Ipazia (una bravissima Rachel Weisz).

Ma l’Impero – almeno quello d’Occidente – è prossimo al collasso e l’avvento della nuova religione monoteista – il Cristianesimo – sconvolge ogni cosa, soprattutto finirà con l’umiliare e penalizzare atrocemente la considerazione della donna nella società. E Ipazia – simbolo della cultura libera che il paganesimo riconosceva come diritto anche alle donne – ne subirà tutte le conseguenze.

Un lontano passato? …Allora mi è venuto da pensare a mia nonna, classe 1920, che solo alla soglia dei trent’anni ha acquisito il diritto al voto.

E anche al film “We Want Sex” di Nigel Cole, che racconta come solo negli anni Settanta le donne hanno ottenuto il diritto di avere lo stipendio pari a quello degli uomini.

E chiudo con una battuta fra Mirs. Collins (Michelle Pfeiffer) e la giovane Victoria (Belle Heathcote) tratta da “Dark Shadow” (2012) del grande Tim Burton che si svolge nel 1972:

– Lei crede nella parità dei sessi?

– Assolutamente no! …Gli uomini sarebbero ingestibili!