“Agora” di Alejandro Amenàbar

(Spagna, 2009)

Firmato dal regista di “Apri gli occhi” (poi rifatto in USA col titolo “Vanilla Sky” con Tom Cruise e diretto da Cameron Crowe) e di “The Others”, “Agora” è uno splendido film sulla storia, sulla religione, sulla scienza, ma soprattutto sul ruolo della donna nella società e nella cultura.

391 d.c., Alessandria d’Egitto è sotto l’Impero Romano, e nella sua leggendaria Biblioteca insegna scienza e astronomia la dotta Ipazia (una bravissima Rachel Weisz).

Ma l’Impero – almeno quello d’Occidente – è prossimo al collasso e l’avvento della nuova religione monoteista – il Cristianesimo – sconvolge ogni cosa, soprattutto finirà con l’umiliare e penalizzare atrocemente la considerazione della donna nella società. E Ipazia – simbolo della cultura libera che il paganesimo riconosceva come diritto anche alle donne – ne subirà tutte le conseguenze.

Un lontano passato? …Allora mi è venuto da pensare a mia nonna, classe 1920, che solo alla soglia dei trent’anni ha acquisito il diritto al voto.

E anche al film “We Want Sex” di Nigel Cole, che racconta come solo negli anni Settanta le donne hanno ottenuto il diritto di avere lo stipendio pari a quello degli uomini.

E chiudo con una battuta fra Mirs. Collins (Michelle Pfeiffer) e la giovane Victoria (Belle Heathcote) tratta da “Dark Shadow” (2012) del grande Tim Burton che si svolge nel 1972:

– Lei crede nella parità dei sessi?

– Assolutamente no! …Gli uomini sarebbero ingestibili!