(USA, 1978)
Il 28 luglio del 1978 esce nelle sale cinematografiche americane “National Lampoon’s Animal House” che da noi viene distribuito semplicemente come “Animal House”.
Scritto da Douglas Kenney, Chris Miller e Harold Ramis (attore, regista e autore di numerosi script di commedie campioni d’incasso negli anni Ottanta e Novanta come “Ghostbusters – Acchiappa fantasmi”, “Ricomincio da capo” e “Terapie e pallottole”) e diretto dal giovane promettente John Landis, con un budget non particolarmente ricco per l’epoca (poco più di 3 milioni di dollari) il film sbanca al botteghino guadagnandone in totale oltre 140, e soprattutto consacra definitivamente a icona della nuova generazione di comici made in USA il grande e indimenticabile John Belushi.
A distanza di quarant’anni ancora fanno tendenza alcune scene, molti dialoghi – anche se nella nostra versione vennero censurati o riadattati per consentire la visione ai maggiori di 14 anni e non di 18 – e le espressioni facciali del diabolico John “Bluto” Blutarsky.
E, come in ogni altra commedia di Landis, c’è anche una grande critica a quella parte conservatrice e reazionaria della ricca società americana che vedrà il proprio simbolo ed eroe nel futuro Presidente Ronald Reagan.
Ma in “Animal House” c’è soprattutto tanta voglia di ridere e di divertirsi, di andare ai Toga Party e di non pensare allo studio e ai lati più noiosi della vita. Siamo alla fine degli anni Settanta, e ancora il sogno della rivoluzione e della fantasia al potere sembra possibile.
Nel 1962 due giovani matricole dell’Università di Faber cercano di entrare nelle confraternite più prestigiose dell’ateneo. Ma riescono solo a farsi accettare dalla “Delta Tau Chi”, la più balorda e incasinata di tutte…
Il resto è storia del cinema, come il discorso di Bluto “sui tedeschi che bombardarono Pearl Harbour”, il Toga Party, il cavallo ucciso da un colpo a salve nello studio del Preside, fino alla mitica parata finale.
La pellicola ospita quasi tutta la generazione di giovani attori che nel decennio successivo esploderà a Hollywood: da Kevin Bacon a Karen Allen, da Tom Hulce (poi premio Oscar come miglior attore protagonista nei panni di Mozart nello splendido “Amadeus” di Milos Forman) a Tim Matheson.
Per non parlare di John Vernon, grande caratterista hollywoodiano con la faccia da cattivo (che l’anno precedente aveva vestito i panni del marito di Sophia Loren in “Una giornata particolare” di Ettore Scola, e ancora prima quelli del perfido Maynard Boyle nello strepitoso “Chi ucciderà Charley Varrick?” di Don Siegel) che qui impersona in ferreo Preside Dean V. Wormer.
Un vero e proprio cult planetario, che ha il suo pari solo nel mitico “The Blues Brothers“.
Ancora oggi inarrivabile.
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