“Figli e amanti” di Jack Cardiff

(UK, 1960)

Lo splendido e intramontabile romanzo “Figli e amanti”, firmato da David Herbert Lawrence e pubblicato per la prima volta nel 1913, trova un ottimo adattamento cinematografico diretto da Jack Cardiff e scritto da David Lambert e T.E.B. Clarke.

La famiglia Morel vive nei pressi della cittadina inglese di Notthingham, non lontano da una vecchia miniera dove lavorano o hanno lavorato tutti i maschi di casa, a partire dal capo famiglia Walter Morel (Trevor Howard). William Morel (William Lucas), il figlio maggiore, dopo i primi anni si è trasferito a Londra dove ha trovato un posto come commesso, tutto pur di non scendere più nel pozzo oscuro della miniera, in cui invece continua a lavorare Walter assieme al secondo genito Arthur (Sean Barrett).

Paul (Dean Stockwell) è il più piccolo e presto anche lui scenderà nel pozzo, ma sua madre Gertrude (una bravissima Wendy Hiller) si oppone con tutte le forze al marito: almeno lui non dovrà fare la fine degli altri passando la propria esistenza “sottoterra”. Quando un’esplosione nella miniera uccide Arthur, sua madre convince definitivamente il padre a lasciar fare a Paul il contabile in un laboratorio di indumenti femminili di Nottingham.

Paul ha però una grande passione e un grande sogno: fare il pittore, e così riesce a trovare il coraggio di esporre un suo quadro, che raffigura il padre appena uscito dalla miniera, in un’esposizione a Nottingham.

La cosa ha risvolti inaspettati visto che un mercante d’arte nota il dipinto e, dopo averlo pagato venti sterline, offre al ragazzo di andare con lui a Londra per studiare e diventare un pittore professionista. Ma Paul non se la sente di abbandonare sua madre, visto il rapporto stretto e viscerale che ha con lei, e così rinuncia a partire. Intanto, nel negozio dove ha iniziato a lavorare, il giovane conosce Clara Dawes (Mary Ure), una lavorante che appartiene alle suffragette, e che si è da poco separata da un altro lavorante del laboratorio.

Fra i due inizia una tenera relazione, ma Paul non riesce a concedersi completamente alla donna, così come era accaduto in precedenza con la giovane Miriam (Heater Sears). Nella sua testa, ma soprattutto nel suo cuore, c’è spazio solo per sua madre che in lui cerca quel rapporto emotivo che Walter non potrà mai darle…

Non sono poche le differenze fra la sceneggiatura di questa pellicola e il libro originale, a partire per esempio dal numero dei figli Morel, ma Cardiff realizza un’opera a sestante che però mantiene lo spirito del rapporto morboso e opprimente fra una madre e i suoi figli, così superbamente raccontato da Lawrence. Certo, il romanzo ha una potenza narrativa ineguagliabile, e questa pellicola ha dovuto fare i conti con la censura morale dell’epoca in cui venne realizzata, motivo per il quale il dramma interiore di Paul è sicuramente più smussato e sotto inteso, rispetto allo scritto a cui è ispirato.

Basta pensare che nella versione italiana venne tagliata la scena in cui Paul e Clara sono in vacanza in una camera d’albergo in riva al mare d’inverno, perché il loro dialogo era troppo esplicito e diretto, riferendosi direttamente al rapporto ingerente con sua madre, e di come questo influenzasse anche la loro vita sessuale.

Purtroppo i rapporti squilibrati fra genitori e figli esistono ancora, così come esistono ancora genitori che nei loro figli vorrebbero trovare quelle soddisfazioni morali o materiali che non hanno avuto nella propria esistenza. Per questo l’opera di Lawrence, così come questo film, rimangono sempre molto attuali.

Da ricordare, oltre a tutto l’ottimo cast, anche la fotografia diretta da Freddie Francis, che si aggiudicherà, fra gli altri premi, anche l’Oscar.

“Situazione disperata ma non seria” di Gottfried Reinhardt

(USA/Germania Ovest, 1965)

L’esordio letterario di Robert Shaw, che pubblica nel 1959 “Situazione disperata ma non seria”, data la sua originalità riscuote subito l’interesse di cinema e televisione. Ma è la seconda che realizza il suo primo adattamento dal titolo omonimo originale “The Hiding Place”, che viene messo in onda il 22 marzo 1960 all’interno della storica serie televisiva “Playhouse 90” con nel cast James Mason, Trevor Howard, Richard Basehart diretti da Sidney Lumet.

La serie antologica, prodotta dalla CBS dal 1956 al 1960, prevedeva episodi settimanali ognuno con una storia a sé della durata, appunto, di 90 minuti. Un vero e proprio film per la televisione quindi. Alla stessa serie appartengono episodi che poi sono diventati film di successo come “Una faccia piena di pugni” e “Il grande Gatsby”.

SUll’onda del successo di quello della televisione, nel 1965 arriva l’adattamento per il grande schermo scritto da Silvia Reinhardt e Jan Lustig.  

Il 28 novembre del 1944, nelle tragiche fasi finali della Seconda Guerra Mondiale, una pattuglia di paracadutisti americani atterra nei pressi di una piccola cittadina tedesca appena bombardata.

Mentre gli altri vengono in breve catturati dalla truppe tedesche, il capitano Hank Wilson (un bravo e già fascinosissimo Robert Redford) e il sergente Lucky Finder (Mike Connors) riescono a rifugiarsi nella cantina di una piccola casa solitaria nelle vicinanze del bosco. La villetta, anche se danneggiata dal conflitto, è abitata dal solitario Willhelm Frick (uno straordinario Alec Guinness) commesso nella farmacia della cittadina e ancora saldamente legato a sua madre, nonostante questa sia morta ormai da sette anni.

Grazie a delle grate installate da anni nella cantina, Frick riesce a imprigionare i due nemici che però non denuncia ma tiene nascosti …”per il loro bene”, visto che i suoi connazionali non ci penserebbero due volte a linciarli. Con passare dei giorni Frick si dimostra un ospite cortese e premuroso che nulla fa mancare a loro, tranne ovviamente la libertà.

Arriva la fine del conflitto col crollo della Germania e dei suoi alleati ma Frick, che nella sua vita non ha avuto mai nessuno amico, se accetta l’umiliazione della sua nazione non accetta di tornare alla solitudine e decide di mentire. Così, nella cantina di casa Frick, è la Germania ad aver vinto la guerra spazzando via sia Londra che Parigi, ma…   

Originale commedia con toni grotteschi e surreali che ci racconta in maniera ironica una vicenda incredibile ma non così lontana da alcuni tristi storie salite alla ribalta nella cronaca internazionale negli ultimi anni. Indimenticabile e magistrale l’interpretazione del grande Guinness.

Questa pellicola, per molti decenni, è praticamente sparita dalla circolazione al contrario del libro da cui è ispirata che, nel mondo dell’usato, è ancora reperibile. Eppure nel nostro Paese il romanzo di Shaw venne tradotto e pubblicato solo grazie all’uscita del film. 

“Breve incontro” di David Lean

(UK, 1945)

Tratto dalla pièce teatrale di Noël Coward, è uno dei film più struggenti della cinematografia mondiale.

Alec (Trevor Howard) e Laura (Celia Johnson) si incontrano casualmente nel bar della stazione, pochi minuti prima che ognuno dei due torni a casa dalla rispettiva famiglia. Col passare delle settimane l’incontro diventa sempre più atteso, fino a quando Alec non prenderà una drastica decisione…

Il film si apre con la stessa scena con cui poi si chiuderà, ma viaggiando nel lungo flashback che ricostruisce al storia fra i due, torniamo nel bar della stazione con emozioni così forti e diverse da toccare il cuore.

Un capolavoro che non si dimentica facilmente.

Nel 1984 Ulu Grosbard firma il remake ma in USA “Innamorarsi” con Robert De Niro e Meryl Streep, bel film ma imparagonabile rispetto a questo.

Da vedere.