“Character bastardo eccellente” di Mike van Diem

(Olanda, 1997)

La famiglia è il nucleo su cui si basa la società, ma al tempo stesso può essere anche, e purtroppo, la fonte di profondi dolori e ingiustizie. Come capita al giovane Jacob Katadreuffe (Fedja van Huet) che il giorno della sua laurea viene portato sanguinante in questura con l’accusa di aver ucciso il terribile e implacabile Ufficiale Giudiziario Dreverhaven (Jan Decleir, già coprotagonista del bellissimo “L’albero di Antonia”) suo padre naturale.

Con una lunga serie di flashback, nella Rotterdam dei primi decenni del Novecento, ripercorriamo la vita di Jacob figlio di Joba Katadreuffe (Betty Schuurman), che al momento del suo concepimento è al servizio di Dreverhaven. In una notte di eccitamento il suo datore di lavoro se la porta – letteralmente – al letto. Dopo avere la certezza di essere incinta Joba abbandona Dreverhaven, nonostante questo si offra ripetutamente di sposarla. Al piccolo dà il nome di battesimo del padre, che però non intende mai più frequentare.

Jacob cresce considerato da tutti come un vero e proprio “bastardo”, visto che la madre non rivela a nessuno il nome del padre. Padre che però allunga la sua ombra sul piccolo che inizia a educare secondo le sue regole: strozzandolo metaforicamente fino a lasciargli solo un decimo dell’aria da respirare, in modo da renderlo forte e senza scrupoli come lui stesso.

Ma, ovviamente, questo segnerà in maniera profonda e drammatica la vita del giovane, che rinuncerà per ambizione all’amore, e odierà con tutto il proprio essere suo padre…

Tratto dal racconto “Dreverhaven en Katadreuffe” e dal romanzo “Karakter” entrambi di Ferdinand Bordewijk, questo bel film è sceneggiato da Laurens Geels, Ruud van Megen e dallo stesso Mike van Diem, che firma una regia aggressiva e al tempo stesso molto accattivante.

La pellicola vince il premio Oscar come miglior film straniero.

“L’albero di Antonia” di Marleen Gorris

(Olanda/Belgio/Francia/UK, 1995)

Scritto e diretto da Marleen Gorris questo “L’albero di Antonia” è uno dei film più belli e significativi degli anni Novanta, e non solo.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Antonia (una bravissima Willeke van Ammelrooy), insieme alla giovane figlia Danielle (Els Dottermans), torna nella vecchia fattoria dei suoi genitori, da poco scomparsi, in una piccola località agricola dell’Olanda.

Il fatto di non essere sposata e, soprattutto, l’ostentare di non volerlo fare né di sentirsi in colpa per essere una ragazza madre, crea subito scandalo nel paese. Ma Antonia è superiore alla basse ipocrisie perbeniste, così porta avanti la sua esistenza e la sua fattoria che diventerà il fulcro sociale per tutte le persone deboli e vittime dell’arroganza dei prepotenti, così come di quelle che intendono vivere la propria vita in piena libertà morale.

Attraverso le vicissitudine di Antonia, di sua figlia Danielle, di sua nipote Thérèse e della sua piccola bisnipote Sarah (che rappresenta l’alter ego della stessa Gorris) ripercorriamo la seconda parte del Novecento, ma soprattutto il ruolo e lo spazio che la società ottusa e maschilista vorrebbe concedere alla donna. Ma Antonia, che rappresenta tutte le donne, sia quelle forti e solide come lei che quelle più deboli e fragili, non è d’accordo e nonostante le difficoltà, le ingiustizie e i soprusi, va dritta per la sua strada e per le sue convinzioni.

Insieme allo splendido affresco di Antonia e della sua progenie, la Gorris ci racconta degli uomini che interagiscono con lei, uomini per la maggior parte piccoli, violenti e miseri. Solo quelli che comprendono e amano Antonia così come lei desidera – come il fattore Boer Bas (Jan Decleir) che le passa la vita accanto sempre alla giusta distanza, amandola profondamente e da lei ricambiato – si salvano.

Una splendida riflessione sulle donne e sulla loro emancipazione, che ci raccontata lucidamente quanto questa arricchisca e impreziosisca anche la vita degli uomini.

Da vedere e da far vedere a scuola.

Questo bellissima pellicola vince, tra gli altri numerosi premi, l’Oscar come miglior film straniero.