“Animali fantastici e dove trovarli” di David Yates

(UK/USA 2016)

Il genio della Rowling non ha limiti. Già famosa a livello planetario, scrisse un piccolo libro ambientato nel mondo di Harry Potter – ma ambientato qualche decennio prima della nascita di colui che sconfiggerà Lord Voldermort… – i cui profitti andarono tutti in beneficenza. Ma una grande scrittrice, è sempre e comunque, una grande scrittrice. E così da quel piccolo libro nasce questo film che ha già incassato nel mondo oltre 700 milioni di dollari, tanto che sono già in lavorazione quattro sequel.

Il giovane mago inglese Newt Scamander (Eddie Redmayne) sbarca a New York con una strana e agitata valigia fra le mani. Siamo nel 1926 e l’ombra del tracollo finanziario che a breve travolgerà gli Stati Uniti comincia ad affacciarsi all’orizzonte. In gravi momenti di crisi si riaccendono paure e antiche superstizioni – che noi purtroppo al momento conosciamo bene… – e così fra i predicatori di strada, quella che sembra aver più seguito è la direttrice di un orfanotrofio Mary Lou Barebone (Samantha Morton), leader del movimento integralista Secondi Salemiani, il cui intento è dare la caccia spietata a maghi e streghe.

Scamander incappa proprio in un comizio della Barebone e nei pochi secondi in cui è tristemente distratto dalla oratrice, dalla sua valigia evadono strane creature. Per riprenderle il mago dovrà chiedere aiuto, suo malgrado, al No-Mag – che in Gran Bretagna chiamano Babbani – aspirante pasticcere Kowalski (Dan Fogler), all’ex-Auros Tina Goldstein (Katherine Waterston) e a sua sorella Queenie (Alison Sudol).

Le difficoltà aumenteranno, e pure in maniera molto pericolosa, visto che sulla città incombe un Obscurus, un essere malvagio e spietato che nasce della violenta repressione dei poteri magici di maghi e streghe in tenera età, a cui l’Auror Percival Graves (Colin Farrell) dà strenuamente la caccia.

Fantastico viaggio, con effetti speciali da urlo, nel mondo incantato della Rowling che sa raccontare molto bene, e come pochi, l’antica quanto il mondo lotta fra il bene e il male.

Da ricordare i “perfidi” e “arroganti” camei di Jon Voight, Ron Pearlman e Johnny Depp. Vincitore dell’Oscar per i migliori costumi, con una candidatura per le migliori scenografie.

“The Lobster” di Yorgos Lanthimos

(Irl/Gre/UK/Fra/Ola, 2015)

In un mondo, molto simile al nostro, non c’è posto per gli esseri umani single. Coloro i quali rimangono soli vengono trasferiti in centri di accoglienza dove hanno solo quarantacinque giorni per poter tornare “accoppiati”, altrimenti verranno trasformati in un animale a loro scelta.

Quando David (un bravissimo e goffo Colin Farrell) viene condotto in uno di questi alberghi, nel caso fallisca, sceglie di essere trasformato in una aragosta (lobster, appunto).

La permanenza è terrificante e i giorni passano ma David riesce incredibilmete a fidanzarsi con una delle ospiti più perfide. Quando però la donna si accorge che lui non la ama davvero, David è costretto a fuggire e si dà alla macchia unendosi ai Solitari, una sorta di resistenti comandati da una leader volitiva (Léa Seydoux) che vivono nascosti nelle vegetazione, e fra i quali è drasticamente vietato ogni tipo di contatto fisico e morale. Ma fra i Solitari, David incontra un giorno una donna miope (Rachel Weisz) e se ne innamora…

Paradossale, ironica e cattivissima pellicola diretta dal greco Yorgos Lanthimos, che ne ha scritto la sceneggiatura assieme al connazionale Efthymis Filippou, che fotografa in maniera spietata la nostra società. Da ricordare il ruolo secondario, ma fantastico, di John C. Reilly.

Atmosfere e situazioni molto simili al grottesco “I viaggiatori della sera” di Umberto Simonetta.

Da vedere, pronti a tutto…