(Bao Publishing, 2020)
L’immortale Fabrizio De André canta nella sua splendida “Andrea”:
“…Il pozzo è profondo
Più fondo del fondo degli occhi
Della notte del pianto
Lui disse ‘Mi basta, mi basta che sia
Più profondo di me’…”
lanciando uno sguardo senza fine nel buco più profondo che abbiamo tutti nell’angolo più remoto di noi stessi. E così Zerocalcare torna a raccontarci dei suoi pensieri, dei suoi sogni e, soprattutto, dei suoi incubi irrisolti.
Come in “Un polpo alla gola“, in “Scheletri” Zerocalcare ci narra la dinamica che lo ha portato – suo malgrado e costretto coi denti dagli eventi – ad affrontare un enorme mostro che si era stabilito nella sua anima per molto tempo. Un’abominevole creatura cento volte più grande di quella che lo costringeva a mentire a sua madre in relazione al suo – inesistente – percorso universitario.
Nonostante la crudezza di alcuni eventi, Zerocalcare riesce come sempre a farci ridere e sorridere condendo la narrazione e i suoi disegni con battute e considerazioni molto spesso irresistibili. E poi “Scheletri”, come tutti gli altri volumi del suo autore, è anche un grande inno alla tolleranza e al rispetto verso gli altri, soprattutto quelli de Roma Est, che per me che so’ de Roma Nord, rimangono sempre un’enigma.
Chi non ha convissuto con un mostro simile almeno una volta nella vita: …è un bugiardo.
Zerocalcare …è sempre lui!