“I cavoli a merenda” di STO

(Adelphi, 1990)

Sergio Tofano, col suo pseudonimo STO, è stata una delle figure artistiche poliedriche più rilevanti della cultura italiana del Novecento, soprattutto quella legata al mondo della scrittura, della recitazione e dell’illustrazione.

Nato a Roma nel 1886, esordì come illustratore e scrittore per “Il Giornalino della Domenica ” di Vamba (al secolo Luigi Bertelli che lo fondò nel 1906, e autore, tra le altre cose, de “Il giornalino di Gian Burrasca”). Nel 1917 Tofano crea il suo personaggio forse più famoso: Il Signor Bonaventura che vede la luce sulle pagine del leggendario “Corriere di Piccoli”, lo stesso sulle quali io lo leggerò qualche decennio dopo.

Nel 1920 Tofano pubblica per la prima volta questa raccolta di 10 novelle da lui stesso illustrate, surreali e originali, che anticipano stili e vicende molto simili a quelle che scriverà qualche tempo dopo il grande Gianni Rodari.

Sono favole per piccine e piccini, ma che in realtà contengono spunti e concetti che si sviluppano su più livelli. Quella che personalmente amo di più è senza dubbio “Checco… povero Checco…”, divertente e sempre attuale, come lo sono anche tutte le altre.

Per comprendere a pieno l’arte di Tofano, basta ripercorrere la sua carriera: a partire dal secondo dopoguerra – e fino al 1969 – insegnerà recitazione all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” forgiando intere generazioni di attrici e attori fra i più famosi del nostro teatro e del nostro cinema. Nel 1965 pubblicherà un testo che ancora oggi è di riferimento: “Il teatro all’antica italiano”. E fino a quasi la sua morte interpreterà alcuni preziosi camei sia al cinema (come nel bellissimo “Il padre di famiglia” di Nanni Loy) che in televisione (partecipando a episodi differenti de “Le inchieste del commissario Maigret” con Gino Cervi).

Insomma, una grande figura della nostra cultura del secolo scorso, troppo spesso ingiustamente dimenticata.