“Non così vicino” di Marc Forster

(USA, 2023)

Tratto dal romanzo del 2014 “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Fredrik Backman e dal suo primo adattamento cinematografico “Mr. Ove” che Hannes Holm ha realizzato nel 2015, questo “Non così vicino” ci regala un’ottima interpretazione di Tom Hanks nei panni del protagonista.

La sceneggiatura è curata da David Magee (autore di script di film come “Vita di Pi” o “Neverland – Un sogno per la vita”) che ambienta la vicenda in una città degli Stati Uniti del nord, il cui protagonista si chiama Otto, e non più Ove. Il titolo originale di questa pellicola è infatti “A Man Called Otto” mentre quella di Holms è “En man som heter Ove”, che in inglese è tradotta “A Man Called Ove”.

Il burbero Otto vive nella sua villetta a schiera in piena solitudine. E’ rassegnato al fatto di non avere più amici e conoscenti degni di essere frequentati. Il suo mondo è finito circa sei mesi prima quando Sonya, sua moglie, è stata sconfitta da un cancro.

Il pensionamento “forzato”, poi, gli ha tolto l’ultima cosa da fare nella giornata, e così Otto ha deciso di farla finita e raggiungere la sua tanto amata Sonya. Ma ogni volta, mentre sta cercando di compiere il suo insano gesto – rivivendo i momenti più importanti della sua esistenza e soprattutto del rapporto con Sonya – la nuova vicina di casa Marisol (Mariana Treviño) lo interrompe inesorabilmente.

La donna, nata in Messico e trasferitasi negli Stati Uniti assieme al marito, alle sue due figlie piccole e in attesa del terzo genito, intuisce qualcosa di profondo ed estremamente doloroso in Otto, che allo stesso tempo possiede molti punti in comune con lei stessa. Per questo, al limite dell’ingerenza, lo costringe a frequentarla.

Otto così comprenderà che, nonostante gli enormi dolori vissuti e le gravi perdite subite, al mondo c’è sempre qualcuno capace di apprezzarci semplicemente per quello che siamo. Ed è accanto a questo “qualcuno” che vale la pena camminare quel pezzo di sentiero che il destino ci concede di percorrere.

Rispetto alla pellicola diretta da Holm, questo adattamento firmato da Marc Forster (regista di film come “Monster’s Ball – L’ombra della vita” o “Neverland – Un sogno per la vita”) è più edulcorato e meno graffiante. Come accade spesso, la versione a stelle e strisce ha degli snodi narrativi semplificati rispetto all’originale per rendere il film più “fruibile” al pubblico.

Ma la storia di Otto/Ove merita comunque di essere vista, sia per il messaggio di amore e tolleranza che possiede, sia per la deliziosa interpretazione di Tom Hanks.

“Monster’s Ball – L’ombra della vita” di Marc Forster

(USA, 2001)

Il patriarcato e l’intolleranza sono fra i più grandi limiti della nostra civiltà. Se servono a pochi per mantenere il loro status e, soprattutto, i loro privilegi, devastano e soffocano la vita di tutti gli altri, anche di coloro che, cresciuti con gli ideali sbagliati, sono convinti di essere nel giusto.

Hank Grotowski (un ottimo Billy Bob Thornton) ne è un esempio. Lavora come guardia carceraria in un penitenziario della Georgia, così come ha fatto per tanti anni suo padre Buck (Peter Boyle) e come fa suo figlio Sonny (Heath Ledger) poco più che ventenne.

A casa Grotowski però sono rimasti solo gli uomini, le donne non ci sono più, come la madre di Hank che qualche anno prima si è tolta la vita. Buck, rimasto solo, ha cresciuto suo figlio, e poi suo nipote, all’insegna del più becero razzismo e della più subdola intolleranza.

Nel braccio della morte del carcere dove lavorano Hank e Sonny, c’è Lawrence Musgrowe, un afroamericano condannato alla sedia elettrica. Tutti i gradi di giudizio sono stati superati e l’uomo non può più fare appello, così il personale del carcere si prepara all’esecuzione, che verrà coordinata da Hank.

Il giorno prima si presentano nel carcere la moglie Leticia Musgrove (una bravissima Halle Berry) e il suo piccolo figlio Tyrell per salutare Lawrence. Poche ore dopo l’ultimo pasto – che nel mondo anglosassone qualcuno chiamava cinicamente “The Monster’s Ball”, il ballo o la festa del “mostro” – mentre accompagna il condannato nella stanza dell’esecuzione, Sonny ha un mancamento e vomita dallo stress, cosa che manda su tutte le furie il padre.

Prima nei bagni del carcere e poi a casa scoppia una lite furente al termine della quale Sonny, l’unico “uomo” Grotowsky che si sente palesemente oppresso dal becero e razzista patriarcato in cui vive, tragicamente aprirà gli occhi al padre…

Scritta da Milo Addica e Will Rokos, questa pellicola ci sottolinea come la tolleranza e il rispetto, oltre che essere indispensabili in una società civile, non fanno altro che rendere la vita di tutti gli esseri umani più degna di essere vissuta e assaporata. E alla fine è lecito chiedersi a quale “mostro” fa riferimento il titolo…

Un vero inno alla tolleranza e alla redenzione emotiva, questo film riceve numerosi premi internazionali. Halle Berry vince meritatamente l’Oscar come migliore attrice protagonista nonché l’Orso d’argento al Festival di Berlino, mentre Addica e Rokos incassano la candidatura per la miglior sceneggiatura sempre all’Oscar e il premio dell’American Screenwriters Associastion.

Da vedere.

Nella nostra versione a doppiare superbamente Billy Bob Thornton è Massimo Wertmuller.

“Mr. Ove” di Hannes Holm

(Svezia, 2015)

Nel 2014 lo svedese Fredrik Backman (classe 1981) pubblica il romanzo “L’uomo che metteva in ordine il mondo” che riscuote un ottimo successo, non solo in patria. L’anno successivo Hannes Holm realizza l’adattamento cinematografico del romanzo, di cui scrive anche la sceneggiatura.

Ove Lindahl (Rolf Lassgård, che è stato il primo attore, a partire dalla metà degli anni Novanta, ad impersonare davanti alla macchina da presa il commissario Kurt Wallander, creato dallo scrittore Henning Mankell) è un uomo solitario e scontroso con tutti. Vive da solo nella sua villetta in un comprensorio di cui è stato presidente finché tutti gli inquilini, compreso il suo ex amico e vicino Rune, non lo hanno sfiduciato per la sua insopportabile precisione e burbera arroganza nel far rispettare a tutti le regole, senza eccezioni.

Come suo padre, anche Ove ha sempre lavorato presso l’officina locale delle ferrovie svedesi, ma superati i sessant’anni, appena raggiunta l’anzianità, viene rapidamente pensionato. All’uomo, oltre alla lapide della sua amata moglie Sonya (Ida Engvoll), non rimane nient’altro e così decide di tornare a casa e suicidarsi per poterla finalmente raggiungere.

Ma proprio mentre sta per compiere l’insano gesto, viene interrotto dai suoi nuovi vicini: Parvaneh (Bahar Pars) e Patrick (Tobia Almborg), lei persiana e lui svedese, da poco diventati i suoi nuovi e “molesti” – secondo Ove, visto che hanno due bambine piccole e sono in attesa della terza – vicini.

Ma la tenacia e la volontà di Ove sono granitiche, e così tenterà più di una volta di togliersi la vita, ed ogni volta rivivrà i momenti più determinanti e segnanti della sua esistenza, dalla morte della madre quando era ancora un bambino, all’incontro casuale con la sua amata Sonja. Anche a Parvaneh, Ove racconterà le sue fortune e le sue sfortune, tanto che alla fine la donna comprenderà l’essenza di un uomo complicato che ha avuto un’esistenza ancora più complicata di lui…

Deliziosa e malinconica riflessione sull’esistenza e, soprattutto, sul senso di questa, che indipendentemente dalla latitudine in cui si vive non è mai semplice e lineare. Ma anche un atto d’amore per tutte quelle persone che non sono comprese e quindi spesso ignorate ed escluse dalla società che sempre più spesso idolatra solo i vincenti.

Le pellicola viene candidata a due Oscar, quello per il miglior film straniero e quello per il miglior trucco, proprio per l’incredibile trasformazione di Rolf Lassgård. Nel 2022 Marc Forster dirige l’adattamento hollywoodiano del romanzo di Backman dal titolo “Non così vicino” con Tom Hanks nel ruolo del protagonista.