“Il commissario Pepe” di Ugo Facco De Lagarda

(Neri Pozza/Giano 1965/2009)

Questo breve ma intenso romanzo venne pubblicato per la prima volta nel 1965 in un’Italia pimpante e volitiva, ancora in pieno boom economico post bellico.

Scoprire i vizi e i pruriti sessuali di una ricca provincia del nord – che assomiglia tanto a Vicenza – non era così di moda e facile come lo è oggi.

Far passare poi il tutto sopra la scrivania di un commissario di Pubblica Sicurezza – dite quello che vi pare, ma su alcuni aspetti per me molto simile al Montalbano di Camilleri, quello dei libri e non quello della televisione – votato più alla riflessione che all’azione, è davvero cosa notevole.

Mettiamoci pure che leggere un’opera firmata da un ottimo narratore come Facco De Lagarda – che fu partigiano nella Seconda Guerra Mondiale e direttore di banca nella vita civile – ci illumina ancora meglio sulla nostra società di allora, e su come è diventata quella che è oggi.

La voglia di leggere questo romanzo mi è venuta vedendo l’omonima e grande trasposizione cinematografica che fece Ettore Scola nel 1969 con uno strepitoso Ugo Tognazzi nei panni di Gennaro Pepe.

Cogliendo a pieno lo spirito e le atmosfere dell’opera di Facco De Lagarda, Scola ne ha cambiato alcuni punti cruciali, mantenendo però intatta la sua grande potenza narrativa.

Da leggere.

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