“Le inseparabili” di Simone De Beauvoir

(Ponte alle Grazie, 2020)

Tornano disponibili alcune opere di Simone De Beauvoir (1908-1986) che è stata una delle figure più poliedriche e rilevanti della cultura planetaria del Novecento. I suoi scritti, dalla narrativa alla saggistica, che toccano la filosofia, l’impegno sociale e l’emancipazione delle donne hanno influenzato ed influenzano ancora la nostra società.

Fra le massime esponenti della corrente dell’esistenzialismo, la De Beauvoir ci ha lasciato una serie di testi ancora oggi preziosissimi. Se nel nostro Paese molti dei suoi libri – come ad esempio lo splendido “Tutti gli uomini sono mortali” – sono purtroppo fuori catalogo e reperibili solo nel mondo dell’usato, discorso diverso vale per questo suo breve romanzo terminato nel 1954.

Perché questo, molto più di altri, è profondamente autobiografico e la stessa autrice, proprio per tale motivo, non intendeva pubblicarlo. La De Beauvoir ci racconta la storia dell’amicizia e il profondo amore fra due ragazze nate in Francia nei primi anni del Novecento: Sylvie e Andrée. La prima è l’alter ego della stessa autrice, mentre la seconda è quello di “Zazà” Elisabeth Lacoin, ritratte insieme, non a caso, nella foto della copertina del libro. Entrambe figlie di famiglie borghesi e benestanti, si conoscono sui banchi di scuola mentre l’Europa, e il mondo interno, sta facendo i conti con le macerie del primo conflitto mondiale.

Nonostante sia uso e costume darsi sempre del “lei”, anche in tenera età, Sylvie rimane subito affascinata dal carattere unico e forte di Andrée che, reduce da un brutto incidente che le ha causato una gravissima ustione ad una gamba, torna a scuola dopo alcuni anni passati a casa.

Le due, insieme, affronteranno la vita ma soprattutto le profonde ingerenze delle rispettive famiglie che spesso si annidano dietro la fede e la religiosità più opprimente. Ma se Sylvie, per il suo carattere e la sua volontà, riuscirà a sopravvivere al perbenismo e al formalismo più estremo, Andrée, proprio per la sua limpidezza del suo essere, verrà travolta da una famiglia e una società profondamente maschilista e patriarcale, che avrà il suo alfiere più implacabile proprio nella madre.

Splendido e breve romanzo di formazione scritto con uno stile indimenticabile e travolgente, come tutte le opere della De Beauvoir. L’autrice, nei decenni passati e soprattutto nel secondo dopoguerra, veniva definita come una “femminista”, un’etichetta che serviva allora per banalizzare un ruolo e punto di vista che gettava luce su uno degli elementi più crudeli e nefasti della società: il patriarcato.

Purtroppo, a distanza di quasi cento anni dagli eventi narrati, questo romanzo resta ancora molto attuale, perché i tentacoli del patriarcato passano fin troppo spesso anche per i sorrisi di madri apparentemente comprensive e remissive.

Davvero struggente.

“Lucy” di Luc Besson

(Francia, 2014)

Se Simone de Beauvoir sosteneva che “Tutti gli uomini sono mortali”, Luc Besson ci dice – e come dargli torto?! – che invece sono le donne a essere immortali.

Loro che possono direttamente riprodursi e tramandare tutto il loro bagaglio genetico e la loro conoscenza.

Non è un caso perciò che il primo esemplare ritrovato di ominide con caratteristiche di bipede, risalente a circa 3,2 milioni di anni fa, sia proprio una femmina, che venne poi chiamata Lucy in omaggio alla canzone “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles.

E non è un caso neanche che la protagonista di questa affascinante pellicola si chiami appunto Lucy, incarnata da una seducente e bravissima Scarlett Johansson.

Con alcune splendide sequenze, che richiamano “Tree of Life” di Terrence Malick, Besson – come accade molto spesso – firma un ritratto-inno di una donna speciale che rompe le regole (come in “Nikita”, “Giovanna d’Arco” e “Adelè e l’enigma del faraone” tanto per citarne alcuni) e da cui gli uomini non possono fare altro che imparare.

“Tutti gli uomini sono mortali” di Simone De Beauvoir

(1949/1996, Mondadori)

Régine è una giovane e ambiziosa attrice. Il suo desiderio più grande è quello di rimanere immortale nella memoria degli uomini. Ma quando incontra Fosca le sue convinzioni naufragano.

Fosca, infatti, è l’unico uomo ad essere immortale. Nato nel 1279 a Carmona, una florida città italiana antagonista di Genova e Firenze, grazie alla pozione magica di un mendico, ha sconfitto la morte.

Ma questo, col passare dei decenni e soprattutto dei secoli, lo ha reso un essere avulso a tutti gli eventi e i sentimenti degli altri esseri umani che vivono sapendo di dover morire…

Citato e imitato ancora oggi, fra cinema, editoria e televisione (ha ispirato, per esempio, il famoso episodio “Long Live Walter Jameson” della mitica serie “Ai confini della realtà” 1959-1964 creata dal grande Rod Serling o il bellissimo romanzo “L’amante senza fissa dimora” dei maestri Fruttero & Lucentini ambientato in una crepuscolare Venezia) è davvero un caposaldo della letteratura mondiale, nonché il primo grande romanzo esistenzialista.

Splendido.

Drammaticamente questo superbo e fondamentale romanzo è, nel nostro Paese, da decenni fuori catalogo, l’unica possibilità per leggerlo quindi è rivolgersi al mondo dell’usato (…che tristezza).