“Radio Days” di Woody Allen

(USA, 1987)

Molti critici, soprattutto quelli italiani, hanno paragonato giustamente questa malinconica e divertente pellicola di Woody Allen ad “Amarcord” di Federico Fellini.

Infatti il genio newyorkese, che non appare nel film anche se è sua la voce narrante (doppiata come sempre in maniera sublime da Oreste Lionello nella nostra versione) ci trasporta agli inizi degli anni Quaranta nel Queens, quartiere periferico della Grande Mela dove è nato e cresciuto.

E attraverso gli occhi del giovane Allan Stewart Königsberg alias Joe (Seth Green) riviviamo quegli anni funestati dall’ombra della guerra che si combatteva in Europa, e il cui centro nevralgico emozionale e culturale era la radio.

Così seguiamo la routine quotidiana che si consuma nella casa dove vive Joe assieme ai suoi genitori (la madre è interpretata da Julie Kavner, attrice che collaborerà molto con Allen e che dal 1989 dona la voce originale a Marge Simpson nei mitici “I Simpsons“) condivisa per pure ragioni economiche con gli zii Abe (Josh Mostel, figlio di Zero Mostel attore vittima del maccartismo e che con Allen ha interpretato un ruolo semi-autobiografico su quegli anni ne “Il prestanome” di Martin Ritt) Ceil e la loro figlia adolescente, zia Bea (Dianne West) eternamente in cerca della sua anima gemella e i nonni.

L’unico grande mezzo di fuga dalle fatiche e dalle delusioni della vita quotidiana è la radio attraverso la quale si possono vivere avventure e viaggi fantastici, e i cui protagonisti in realtà sono, loro malgrado, molto reali come per esempio Sally White (Mia Farrow) che da semplice venditrice di sigari nei nightclub diventa incredibilmente la protagonista di un programma radiofonico di gossip tutto suo. Cameo pregiato per Diane Keaton che si esibisce come cantante in una serata radiofonica.

Memorabile, e molto “felliniana”, è la scena in cui Joe viene portato per la prima volta al cinema ed entra nel maestoso e splendido “Radio City Music Hall” nel quale proiettano “Scandalo a Filadelfia” di George Cukor.

Per amanti di Woody Allen e nostalgici doc.

“Rhoda” di James L. Brooks e Allan Burns

(USA, dal 1974 al 1978)

Questa divertente sit-com nasce come spin-off di “Mary Tyler Moore”, altra serie famosissima negli States agli inizi degli anni Settanta, nella quale Rhoda (sempre interpretata da Valerie Harper) aveva il ruolo di amica della protagonista, contraltare delle vicende amorose e lavorative della bella e fin troppo perfetta Mary Richards.

Ma il successo di Rhoda, intelligente e spiritosa ma schiacciata dalla figura materna e per questo spesso sfortunata con gli uomini, convince i produttori a dedicarle una serie tutta sua.

Da Minneapolis Rhoda Morgenstern torna a New York per fare la vetrinista. Lì il suo contraltare sarà la sorella minore Brenda (Julie Kavner). Le vicende di Rhoda sono indubbiamente molto più divertenti e spesso cattive di quelle della serie da cui nasce, e ancora oggi godibilissime.

Non è un caso quindi che uno dei creatori della serie, James L. Brooks, sia anche uno dei produttori e coautori, insieme a Matt Groening, de “I Simpson”, e che Julie Kavner sia l’attrice che da oltre vent’anni dona la voce a Marge Simpson.