“Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders

(Germania Est/Francia, 1987)

Come quasi tutti i film realizzati dai fondatori del Nuovo cinema tedesco, anche questa bellissima pellicola di Wim Wenders è colma del senso di colpa e di disperazione figli dell’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale, dove la Germania di Hitler ebbe un ruolo – insieme al Regno d’Italia di Mussolini, ovviamente – cruciale e drammaticamente attivo.

Così la Berlino che ci racconta Wenders è prima di tutto la città tagliata in due dal muro, muro che è presente in quasi ogni scena (e che viene ricostruito dove non è possibile girare per motivi di sicurezza). Dopo otto anni passati negli Stati Uniti, Wenders torna a Berlino il cui cielo è pieno di angeli, che hanno il compito soprattutto di ricordare. Uno di questi, Damiel (Bruno Ganz), innamoratosi di Marion (una felliniana artista circense interpretata da Solveig Dommartin) decide di abbandonare i suoi celestiali abiti e diventare umano per amarla. A convincerlo è l’attore Peter Falk (che veste i panni di se stesso) a Berlino per girare un film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, e che gli rivela di essere stato, trent’anni prima, anche lui un angelo…

Una indimenticabile e struggente metafora della vita e soprattutto della voglia di vivere.        

Fra i personaggi memorabili che anche l’anziano Homer, interpretato dall’attore tedesco Curt Bois, anziano poeta non vendete che vaga per la città in cerca di Potsdamer Platz, una delle piazze più belle della città prima del conflitto, ed ora divenuta solo un grande spazio vuoto attraversato da alcune superstrade.  

Bois è stato uno dei più longevi artisti tedeschi che recitò per la prima volta davanti ad una macchina da presa a soli sette anni, arrivando a essere diretto anche dal maestro Ernst Lubitsch nel suo indimenticabile “La principessa delle ostriche”. Nel 1934, a causa delle leggi razziali imposte da Hitler, Bois di religione ebraica lasciò la Germania per gli Stati Uniti dove continuò la sua carriera e nel 1942 recitò in “Casablanca” di Michael Curtiz, interpretando un elegante borseggiatore che nella nostra versione venne doppiato da un giovane Alberto Sordi.

Per scrivere il film Wenders si è consultato durante le riprese con Peter Handke, suo vecchio amico, nonché (contestato) Premio Nobel per la Letteratura nel 2019. Come per “Paris, Texas” anche per questo film Wenders prima di iniziare le riprese non aveva una vera e propria sceneggiatura, ma solo un’idea.

Per la chicca: nel 1998 venne prodotto a Hollywood il remake “City of Angels – La città degli angeli” diretto da Brad Silberling e interpretato da Nicholas Cage e Meg Ryan che ha davvero molto poco a che fare con l’opera di Wenders, e di cui i posteri ricorderanno soprattutto la canzone “Iris” interpretata dai Goo Goo Dolls, tratta dalla colonna sonora.

La confezione contiene due dvd, uno col film e la versione in italiano con il grande Riccardo Cucciolla che dona la voce a Damiel, e l’altro con una ricca sezione di contenuti extra contenente un divertente spot con lo stesso Wenders che insieme a Curt Bois presenta una retrospettiva a lui dedicata; le scene tagliate e commentate dal regista; un’intervista a Wenders e alla Dommartin (scomparsa prematuramente nel 2007) fatta sull’Intercity Roma-Bologna da Mario Canale nel dicembre del 1987; un’intervista a Peter Falk fatta durante il Festival di Cannes del 1987 in cui parla del suo rapporto col cineasta tedesco; il trailer originale e quello in italiano; e il breve ma imperdibile documentario con le riprese a colori effettuate dalle truppe Alleate nel luglio del 1945 che ci raccontano di una Berlino quasi rasa al suolo, ancora senza muro, e le cui riprese aeree ricordano molto quelle del film.    

“In ordine di sparizione” di Hans Petter Moland

(Norvegia/Svezia, 2014)

Quando questa drammatica commedia nera, scritta da Kim Fupz Aakeson e Finn Gjerdrum, è stata presentata in Italia (da un distributore indipendente, è giusto ricordarlo) sono stati richiamati autori come Tarantino, Kitano o i fratelli Coen, ma nessuno – incredibilmente! – ha parlato di Mario Monicelli o di Alberto Sordi e, soprattutto, del loro strepitoso “Un borghese piccolo piccolo” al quale questo film è palesemente ispirato.

Nils Dickman (un bravo quanto implacabile Stellan Skarsgård) vive una vita tranquilla in un piccolo paesino al nord della Norvegia, nel quale guida lo spazzaneve che libera l’unica strada d’accesso alla località.

Anche se “immigrato” dalla Svezia, Nils è ben voluto da tutta la comunità, tanto che gli viene assegnato il premio “Uomo dell’anno”.

Ma la mattina dopo la sua vita viene stravolta dalla notizia agghiacciante della morte per overdose del suo unico figlio. Il grave lutto compromette anche il suo matrimonio che in breve tempo naufraga con l’abbandono da parte di sua moglie.

In procinto di suicidarsi, Nils scopre casualmente che suo figlio è stato vittima di un complotto, capitando a sua insaputa nelle mani di feroci spacciatori . La vendetta del conducente di spazzaneve sarà implacabile quanto cruenta…

Da ricordare anche l‘interpretazione di Bruno Ganz, nei panni del capo di una famiglia di balcanici al quale per errore viene ucciso il figlio, e che si ritroverà davanti Nils nel momento del giudizio finale.

Fa bene pensare che il nostro grande cinema, anche se passato, ancora è fonte di ispirazione.