(La Nave di Teseo, 2022)
Nello stesso anno dell’uscita dello splendido “Venere privata”, il 1966, e visto il suo clamoroso successo, Giorgio Scerbanenco scrive e pubblica il suo seguito. O meglio, l’autore crea una nuova avventura per il protagonista Duca Lamberti, un ex medico che è stato radiato dall’Ordine perché ha aiutato una paziente terminale, preda di atroci sofferenze, a morire.
Ma Lamberti ha l’indole del segugio di razza, e così il dirigente della Pubblica Sicurezza Carrua, conosciuto durante il caso precedente, si fida di lui. Per questo, quando Lamberti gli confida che, in qualità di ex medico, è stato avvicinato da Silvano Solveni, un ambiguo figuro che gli ha offerto un mucchio di soldi per effettuare un piccolo intervento clandestino nei genitali di una donna, affinché questa possa far credere al suo promesso sposo di essere illibata, Carrua lo asseconda e gli assegna come aiutante il giovane poliziotto Mascaranti.
E’ vero che l’aborto in Italia è ancora illegale – …era ancora tragicamente così – assieme ad una serie di altri interventi, ma i soldi offerti dal Solveni sono davvero troppi, e così Duca Lamberti intuisce che sotto ci siano anche altri loschi e remunerativi traffici.
Per questo, insieme a Mascaranti, farà un viaggio nella parte più oscura e violenta di una città che in pochi anni ha subito una trasformazione epocale grazie – …o forse a causa – del famigerato Boom economico, dove la grande criminalità organizzata, che ha tentacoli anche oltre i nostri confini nazionali, trova terreno fertile per nutrirsi e proliferare.
E non solo fra le periferie strapopolate, l’ombra del crimine è ormai arrivata anche nelle grandi ed eleganti strade del centro di Milano, alcune delle quali progettate perfino da Leonardo Da Vinci, che si bagnano di sangue.
Giorgio Scerbanenco firma un ottimo e attualissimo noir italiano, che racconta una storia italiana i cui protagonisti sono esseri umani, con tutti i loro pregi e i tanti limiti, proprio com’era negli anni Sessanta – …e come è oggi – il nostro Paese.
Questo libro è anche fra i più efficaci documenti storici letterari dell’Italia che cambia sulla scia del secondo dopoguerra, passando da una criminalità casalinga meneghina chiamata “ligera”, che possedeva comunque un suo antico codice, a quella infinitamente più violenta e sanguinaria, senza scrupoli e senza remore, che si legherà in maniera sanguinosa anche al traffico di stupefacenti, soprattutto nei decenni successivi.
L’autore, prima della sua repentina scomparsa, dedicherà altri due volumi a Lamberti: “I ragazzi del massacro” (1968) e “I milanesi ammazzano al sabato” (1969).
Da leggere, come tutte le opere del maestro Giorgio Scerbanenco.
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