(USA, 1936)
A quasi 85 anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche questo capolavoro del grande Charlie Chaplin è più che mai attuale.
Il genio inglese, con almeno tre decenni di anticipo rispetto alla maggior parte dei cervelli del resto del mondo, aveva intuito come poteva degenerare la tanto sognata civiltà del “benessere”, quell’”American Dream” legato a doppio filo alla più famelica e ottusa industrializzazione.
Con occhi ugualmente acuti, un altro genio come Pier Paolo Pasolini in tempi non sospetti, parlava tristemente di come il Boom e il relativo consumismo, in meno di vent’anni, avessero corrotto l’animo puro e contadino del nostro Paese, che nemmeno il Ventennio fascista e l’immane tragedia della guerra erano riusciti a intaccare.
Come fece dire qualche anno dopo al protagonista dell’immortale “Il grande dittatore” che, oltre al tema del conflitto planetario riprende anche quello sociale affrontato in questo film: “…l’abbondanza ci ha dato povertà”.
Con “Tempi moderni” Chaplin ci racconta di una società sull’orlo dell’abisso, abisso che colpevolmente finge di non vedere. E come sempre, a rimetterci saranno sempre i più numerosi, che sono i deboli e gli indifesi.
Da far vedere a scuola.
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