(Vallecchi Editore, 1963)
Non sono molti gli scrittori capaci di raccontare in maniera sottile il mondo femminile, soprattutto quello che è costretto a vivere ai margini della società. Ugo Moretti è uno di questi, in “Natale in casa d’appuntamento” sa descrivere in maniera elegante e anche cruda la vita di alcune giovani donne che si prostituiscono.
Le storie di Nira, Rossana, Rosi, Roxi e Senine ruotano intorno al loro lavoro, che certo non amano, ma che è l’unico che la società perbenista permette loro di fare.
Ma se “il mestiere più antico del mondo” alla fine è sempre uguale a se stesso, le storie e i motivi che le hanno portate a vendersi sono differenti.
L’unica cosa in comune che hanno le ragazze descritte da Moretti è una: un uomo, dai mille volti, che vigliaccamente le ha tradite e ingannate approfittando della loro ingenua e spesso infantile fiducia. Padre o presunto fidanzato che sia.
Moretti, nel 1963, ci racconta con amore e rispetto le loro storie, come solo pochi scrittori sanno fare, toccando un argomento fino a poco tempo prima assolutamente e ipocritamente tabù.
Ed è inevitabile pensare a Marinella o Bocca di Rosa, prostitute raccontate da un altro nostro grande autore del Novecento, Fabrizio De André, cantore dei più deboli e di quelli che sono al margine e, come Moretti, capace di ridare loro quella dignità che la società bigotta, perbenista e colpevole vuole negare.
Nel 1976 Armando Nannuzzi dirige l’adattamento cinematografico del romanzo di Moretti – che collabora alla sceneggiatura – ma che patisce l’influenza del genere erotico appena esploso, e concentra così lo sguardo più sulle nudità delle protagoniste che sulle loro anime.