(Gog Edizioni, 2023)
Il re è nudo!
Allo scorso Book Pride, la fiera dell’editoria italiana indipendente tenutasi nella sua VII edizione a Milano dal 10 al 12 marzo scorso, il libro più venduto è stato questo “Manifesto contro l’editoria e gli editori, i librai, gli scrittori, i distributori, i promotori, gli agenti e i critici letterari, i direttori delle terze pagine culturali e quelli dei festival, contro i premi, gli ISBN, le scuole di scrittura creativa”.
La “piccola” – lo metto virgolettato perché mi riferisco esclusivamente alla sua capacità economica e di marketing rispetto a quella dei colossi nazionali – e indipendente casa editrice romana ha raccolto in questo volume di poco più di ottanta pagine tutti i suoi pensieri e le sue considerazioni su un mondo che sta ormai evidentemente boccheggiando.
La GOG – o forse sarebbe meglio dire GOG, nel senso del personaggio creato da Giovanni Papini nel suo omonimo romanzo che è l’ispirazione dichiarata del nome della casa editrice – ci racconta di un mondo editoriale italiano ormai strozzato da sé stesso. Un mondo dove i distributori dei libri hanno in mano il 60% del prezzo di vendita di un libro. Dove altre importanti percentuali se le prendono i promotori e alla fine all’autore e all’editore non rimangono che le briciole. Briciole che poi il distributore può dimezzare pretendendo il reso anche a distanza di parecchi mesi, cosa che fa fallire di continuo le piccole case editrici che inesorabilmente chiudono o vengono assorbite da quelle più grandi.
E’ un mondo, ci descrive GOG, che ormai sta soffocando, dove la qualità è sparita – o quasi – a favore della quantità. Perché l’importante è presentare sempre nuovi libri, indipendentemente dal loro valore o dal numero di copie che alla fine verranno vendute. E’ un mondo dove uno scrittore deve riuscire a trovare “umilmente” spazio nel canali culturali riconosciuti dal sistema ed esserne grato.
E’ un mondo dove la maggior parte dei libri italiani che escono sono praticamente tutti uguali, masticati e omogenizzati da un sistema che pensa di non avere più bisogno del genio creativo indomabile e innovativo, ma di quello – se genio si può davvero chiamare… – di scrittori buoni e ubbidienti, che magari provengono dalle più rinomate e prestigiose – e anche completamente inutili sostiene GOG – scuole di scrittura creativa del Belpaese.
E’ un mondo, quindi, che non sta morendo per colpa del famigerato ebook che tante brave famiglie italiane ha corrotto, ma è un mondo che sta morendo solo per colpa di sé stesso e delle proprie miopi scelte commerciali e organizzative. E’ un mondo che aveva in maniera sibillina immaginato e soprattutto temuto la grande Grazia Cherchi (1937-1995) – una delle figure editoriali più rilevanti del nostro Novecento, scopritrice di talenti come quelli di Stefano Benni e Alessandro Baricco – nei suoi articoli raccolti nel volume “Scompartimento per lettori e taciturni. Articoli, ritratti, interviste”.
E allora che fare? …Uscire da tutto, senza compromessi, risponde GOG e provare una strada indipendente e sincera bypassando i famelici canali che si succhiano quasi tutto, colloquiando direttamente col pubblico.
Nato come semplice provocazione, questo volume almeno nel mondo degli amanti della lettura e della scrittura come me, non può che sfondare una porta, anzi un portone spalancato. Ma soprattutto accende e stimola riflessioni.
Partiamo dal fatto che se le prime cinquanta pagine sono ficcanti e provocatorie, le restanti trenta sono grigiamente autoreferenziali, che ricordano un pò troppo le atmosfere dotte e sapienti tipiche di quell’ambiente che si reputa neanche troppo velatamente superiore per intelligenza e diritto di nascita, così vigorosamente criticato all’inizio del tomo dalla casa editrice romana.
Dalle dinamiche del sistema editoriale raccontato da GOG – nelle prime cinquanta pagine… – si capisce molto bene perché sia stata ferocemente ostacolata, per mere ragioni di guadagno, l’edizione digitale sulla quale è stata scaricata furbescamente ogni responsabilità della grave crisi della nostra editoria. Sono state messe in commercio edizioni digitali allo stesso costo o quasi di quelle cartacee, pensando così di boicottare il nuovo formato.
GOG si scaglia poi anche contro “Amazon&compagnia che non fanno distinguo tra un libro e una tazza”, e su questo ognuno ha le proprie opinioni. Ma la capillarità che tocca il gigante di Bezos è difficilmente raggiungibile allo stesso costo – maggiorazione che inesorabilmente colpisce alla fine anche il lettore però – dalle case editrici indipendenti che mirano a clienti attenti e consapevoli, che non per questo devono vivere nei posti più comodi e accessibili.
Sempre sul colosso dell’e-commerce e in relazione alle valutazione di un libro GOG biasima “la recensione rilasciata dal primo stronzo su Amazon”. “Il primo stronzo su Amazon” però è quello che ha comprato il libro, che ha dato fiducia all’autore e all’editore e che ha sborsato i suoi soldi, soldi che mantengono la baracca dell’editore che, come dice lo stesso GOG, non lavora certo solo per la gloria. Per questo il lettore – o “il primo stronzo su Amazon” come lo chiama GOG – ha diritto sempre e comunque di parola, anche se la cosa può far venire le infantigliole agli “addetti ai lavori”! Come sognava già trent’anni fa Grazia Cherchi: sono i lettori che devono valutare direttamente un libro, vero segno di una grande democrazia culturale, altrimenti rientriamo dalla porta di servizio nel “sistema” – tanto biasimato da GOG – dove qualcuno sceglie quello che possono – e sottolineo possono – leggere altri.
GOG poi descrive il suo autore ideale, un autore fuori da ogni schema o canale costituito, che vuole raccontare e sfasciare, rompere e strillare, un autore per il quale un libro “…deve essere la scure per il mare gelato dentro di noi” come diceva Kafka e cita GOG. Un autore che scrive prima per se stesso e poi solo per il lettore insomma. E nel mondo descritto da questo libro un autore così dove si trova? …Le autrici e gli autori fuori da ogni schema o omologazione dove possono trovare spazio?
GOG, ovviamente, non parla di autopubblicazione gratuita alla quale molti autori, come me, si rivolgono per far vivere e leggere i propri scritti. Ma l’autopubblicazione sta diventando sempre più consistente nel nostro panorama, proprio perché quello canonico è fermamente autoreferenziale al punto di non cogliere più le vere novità che fioriscono nelle menti e nei posti più impensabili. E poi l’autopubblicazione materializza quel contatto diretto e senza interferenze col lettore che lo stesso GOG agogna come editore.
Personalmente reputo che la nostra editoria canonica debba cambiare, a partire dalle fondamenta, ma che possa e debba coesistere in sinergia con quella autopubblicata. In un mondo colmo di libri le case editrici di qualità devono proporre percorsi di lettura. Reperire i nuovi autori, in un mondo così sconfinato, è molto difficile anche per una grande casa editrice – ammesso che questa voglia davvero farlo – figuriamoci per le piccole. E allora l’autopubblicazione e soprattutto le recensioni possono aiutare ad individuare quei libri validi che altrimenti non sarebbero mai stati pubblicati e quindi letti.
Comunque la pensiate, ora e sempre: buona lettura!
Pingback: “Dissipatio H.G.” di Guido Morselli | Valerio Tagliaferri
Ciao Valerio, vedo che hai trovato un canale per l’autopubblicazione gratuita. Io ho una certa età e non mi sento a mio agio negli spazi virtuali; mi sembra che anche Amazon ponga restrizioni, ad esempio che non posso venderli direttamente. Se ho ben capito.
Sto pensando di farli stampare (sono più di uno) da una tipografia qui in zona per parlare con persone gentili e reali, ma la spesa è considerevole.
Ho già provato, in passato, con un editore a pagamento (acquisto di copie) e due piccole case editrici indipendenti; non so cosa é peggio.
Concordo con la tua valutazione del Manifesto di Gog, anche loro si sono creati la propria Collana: quella di urlare e imprecare contro. Fare libri sull’impiattamento delle portate non è diverso.
Se mi dai una indicazione sull’autopubblicazione te ne sarei grato.
Buona scrittura! Questa comunque ci resta.
Adriano Carini
Ciao Adriano,
sono lieto che tu sia passato per il mio sito.
Ti scrivo il più sinteticamente possibile le mie personali considerazioni.
Anche io sono incappato in infiniti rifiuti o proposte di pubblicazione da parte di piccole sedicenti case editrici che in realtà erano poco più che tipografie che esigevano un numero minimo, non indifferente, di copie acquistate dall’autore. Nel 2012 ho scoperto la possibilità di autopubblicazione attraverso KDP di Amazon; così ho finalmente pubblicato il mio primo romanzo “Ora e sempre” che rischiava davvero di morire inesorabilmente dentro un cassetto. Il vedere fisicamente il mio libro, sapere che poteva viaggiare fra le mani di persone che non potevo neanche immaginare e, soprattutto, leggere le recensioni di sconosciuti al quale era piaciuto o meno, ha consolidato definitivamente la mia voglia di scrivere, come puoi vedere dai titoli che successivamente ho pubblicato.
Certo, a tutti piacerebbe essere cercati e poi pubblicati da una grande casa editrice storica italiana, ma credo che l’editoria tradizionale stia inesorabilmente cambiando. I libri pubblicati dalle nostre case editrici durano pochi mesi sugli scaffali delle librerie. Il mio “Ora e sempre”, invece per esempio, è a disposizione dei suoi eventuali lettori da oltre 11 anni e continua ad essere acquistato.
E poi c’è la titolarità dei diritti commerciali che pubblicando con una casa editrice tradizionale passano quasi sempre a lei, mentre con KDP rimangono all’autore. L’autore concede ad Amazon l’esclusività di vendita – che può essere rinnovata ogni 90 giorni – e una parte del prezzo del libro, prezzo che – cosa non da poco – stabilisce nel range indicato da KDP lo stesso autore/editore. Non si deve pagare nulla per autopubblicarsi, eventualmente solo le copie che si desidera acquistare. Ma l’autore le può comprare al prezzo di costo e non a quello di vendita, risparmiando non poco, o le può regalare – pagandole – direttamente ad una terza persona, sia l’ebook che l’edizione cartacea. Questo perché KDP cerca in ogni modo di facilitare la circolazione dei libri.
C’è poi la parte della promozione del libro che con una casa editrice forse è più semplice per un autore. Dico forse perché non ne sono poi più così tanto sicuro, visto che autori che pubblicano con i nostri grandi editori devono comunque apparire massicciamente sui media e suoi social, oltre che girare tutto il Paese, all’uscita di loro libro. A noi autopubblicati rimangono i social – visto che i media al momento ci evitano come la peste bubbonica, cosa che andrebbe forse indagata… – e la nostra fantasia. In realtà c’è anche la possibilità di fare pubblicità a pagamento attraverso KDP sullo stesso store Amazon, arrivando direttamente sullo schermo di chi sta scegliendo un libro da comprare. E’ un tipo di pubblicità molto efficace ma, ripeto, a pagamento.
Se decidi per un’autopubblicazione ti consiglio senza dubbio KDP che, per me, non ha paragoni con nessuno. Altrimenti, in bocca al lupo e non mollare.
Buona scrittura – che ci teniamo stretta stretta… – anche te!
Un saluto,
Valerio
Grazie Valerio,
visto il tuo entusiasmo, sto cercando di capire meglio KDP.
Non ti garantisco di riuscirci, però provo.
L’altra strada a cui stavo pensando é di andare in giro con un banchetto in alcuni mercatini con i libri (stampati in tipografia) e il mio vino. Produco anche quello e lo posso regolarmente vendere.
Amiamo tanto che venga condiviso -anche solo da qualcuno- quello che abbiamo scritto che le inventiamo proprio tutte!
Non può scivolarci via dalle mani il bisogno di scrivere solo perché i media fanno passare il libro come fosse un qualsiasi prodotto.
Ti terrò informato.
Saluti e di nuovo grazie.
Adriano.
Adriano,
vedrai che KDP è meno complicato di quello che sembra e, seguendo i suggerimenti che ti offre, non sarà troppo difficile arrivare fino alla fine. L’idea del banchetto col vino è ottima e dovresti poter rivendere lì anche i libri che autopubblichi su KDP come usati, ma devi controllare e verificare la normativa vigente.
Tienimi informato, davvero, un saluto.
Valerio