(USA, 2014)
Vincitore di un Oscar, a Patricia Arquette come miglior attrice non protagonista; due Golden Globe, ancora alla Arquette e a Richard Linklater come miglior regista e dell’Orso d’Argento a Berlino, oltre ad altri numerosi quanto prestigiosi premi nei festival di tutto il mondo, questo “Boyhood” percorre 12 anni di vita del giovane Mason (un bravissimo Ellar Coltrane), che conosciamo a 8 anni, e percorriamo con lui i dodici anni che lo porteranno alla soglia dei 20.
Il viaggio lo facciamo letteralmente, perché questo film è stato realizzato proprio in dodici anni.
Il cast si è ritrovato a scadenze fisse, per brevi periodi e quasi annualmente.
Un’esperienza simile, solo per fare l’esempio che amo di più, a quella di Francois Truffaut con il “suo” Jean-Pierre Léaud.
Ma a caratterizzare questa pellicola non è solo questo virtuosismo, è la storia minimalista e quotidiana di un bambino che deve diventare adulto in mezza alle solite, comuni ma non per questo più facili problematiche adolescenziali.
E su questo il regista Richard Linklater ricorda nuovamente Truffaut, che aveva per i bambini e gli adolescenti uno sguardo d’amore vero e sincero, senza falsi paternalismi o fastidiosi sentimentalismi.
Davvero un bel film.