“Il libro del té” di Okakura Kakuzo

(Elliot, 2014)

Okakura Kakuzo, nato nel 1862 a Yokohama, dopo essere stato uno studente dell’Università Imperiale di Tokyo diventa direttore della Scuola Nazionale d’Arte di Tokyo, e paladino nonché fervente sostenitore della conservazione della cultura e della tradizione nipponica.

Ma il Giappone della seconda metà dell’Ottocento è proiettato alla massima e rapida occidentalizzazione, e così Kakuzo è costretto – si dice addirittura su invito del’Imperatore – ad abbanodonare il suo ruolo e lasciare il Paese.

Si stabilisce negli Stati Uniti dove fonda un Istituto di Arte Giapponese, oltre a diventare consulente per numerosi musei. E proprio negli Stati Uniti, nel 1906, Kakuzo scrive “Il libro del té” nel quale, raccontando dell’antico rito legato all’ancestrale bevanda, parla della cultura secolare, dell’arte e della storia del suo Paese che in quegli anni, sempre più in maniera scellerata, aderisce all’Occidente.

Kakuzo, anche se non avrà il tempo di vedere la Prima Guerra Mondiale morendo nel 1913, arriva anche a presagire l’epilogo di tale asservimento culturale: la catastrofe che sarà per il suo Paese la Seconda Guerra Mondiale.

Per me, che amo tanto il Giappone del maestro Hayao Miyazaki, è un libro imperdibile.

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