“The Hateful Eight” di Quentin Tarantino

(USA, 2015)

Dite quello che vi pare, ma quel “pazzo” sanguinario (in senso di splatter e sangue nei suoi film) di Quentin Tarantino è sempre un genio.

Come scelta, prima di vedere un film, non leggo nessuna recensione perché nel nostro Paese, al 90%, si pensa che basti raccontare la trama e mettere un pollice verso l’alto o uno verso il basso per scrivere un articolo.

E così mi è capitato di leggere fior fiori di pezzi che rivelavano finali o colpi di scena, tanto per dimostrare di aver visto il film in questione, con la desolante certezza che non serviva altro. Così, appena visto il film al cinema, mi sono dedicato a leggere divertentissime critiche che stroncavano quest’ultima fatica di uno dei più geniali cineasti viventi.

Per me, invece, l’ottava fatica di Tarantino è un gran film, scritto e diretto superbamente. Oltre che grande cinema, è una grande critica agli elementi fondanti gli Stati Uniti d’America, molti dei quali in questi giorni – per esempio – sono presi ad esempio e manifesto per le campagne elettorali primarie in vista delle presidenziali che si terranno in autunno.

E poi c’è la grandiosa colonna sonora firmata dal maestro Ennio Morricone. A partire dai titoli di testa, Morricone ci prende per lo stomaco e ci porta dritti dritti a quelli di coda. Se quest’anno non vince l’Oscar sarebbe un vero delitto insopportabile, visto come sarebbero tristi le nostre esistenze senza le sue musiche immortali…

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