“Totò” di Franca Faldini e Goffredo Fofi

(Tullio Pironti Editore, 1987)

La prima edizione di questo libro, dal titolo “Totò: l’uomo e la maschera”, è uscita nel 1977 in occasione del decimo anniversario della scomparsa del grande attore. Per il ventennale viene ampliato con articoli di grandi artisti italiani che con lo stesso Totò lavorarono.

Il volume si apre col racconto dei quindici anni passati assieme ad Antonio De Curtis di Franca Faldini, sua ultima compagna di vita. Fra i due c’erano circa 33 anni di differenza e soprattutto nessun vincolo legale tra loro, cosa che alla lunga, soprattutto quando la Faldini era rimasta incinta, scandalizzò l’opinione pubblica del Belpaese.

Così la coppia fu “costretta” a raccontare alla stampa che la loro unione era stata sancita all’estero, cosa – assolutamente non vera – che fece tornare nelle grazie della morale italica i due. Purtroppo il loro figlio Massenzio visse solo poche ore, senza lasciare al principe De Curtis un erede maschio, ma solo la tanto amata figlia femmina Liliana nata dal suo precedente matrimonio.

Ma la Faldini ci racconta soprattutto dell’anima di Totò, e di come “il principe della risata” riuscisse a convivere con “Totò”, figlio della strada e della fame atavica degli ultimi, solo grazie al quale poteva permettersi una vita assai agiata e di lusso.

Il libro prosegue con alcuni articoli a firma dello stesso Fofi incentrati sulla “riscoperta” dell’attore da parte delle nuove generazioni, articoli che oggi appaiono ormai alquanto datati. Ci sono poi alcuni scritti e ricordi dello stesso De Curtis sulla sua arte e sulla sua carriera, seguiti da testi delle sue macchiette e gag più famose, fra cui la nascita della frase: “Siamo uomini o caporali?”.

Infine, preziosissimi, sono presenti articoli a firma di grandi autori e registi italiani del Novecento dedicati al “principe della risata”. Le firme sono quelle, tanto per citarne alcune, di Age, Scarpelli, Mario Mattoli, Sergio Corbucci, Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Cesare Zavattini o Pier Paolo Pasolini.

Fondamentali sono quelli di Dario Fo e Federico Fellini. Il primo descrive e commenta l’arte geniale di Totò, arte che ha segnato indelebilmente il nostro spettacolo in tutti i sensi, e lo fa nel 1977 quando solo i “giovani” iniziavano ad accorgersi di Totò. La critica ufficiale lo considerava ancora un semplice e banale giullare (cosa che la dice lunga sull’acume di alcuni nostri critici).

Il secondo ricorda invece gli incontri avuti dal grande regista riminese con Totò, il primo dei quali avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale quando Fellini era un semplice “vice” di un piccolissimo giornalino dedicato al mondo dello spettacolo. Proprio per quel piccolo foglio Fellini intervistò Totò – allora già famosissimo – che lo prese subito in simpatia e gli fece assistere gratis allo spettacolo. Molti anni dopo, quando ormai Fellini era stato universalmente riconosciuto quale maestro del cinema, i due si rincontrarono e Totò, ormai completamente cieco, lo salutò dicendogli “…ormai sei diventato un registone!”.

Non a caso, la premessa che la stessa Faldini fa all’inizio del suo racconto si chiude con la frase: “Antonio De Curtis, in arte Totò, era un uomo umano”.

Da leggere …a prescindere!

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