“Billy Summers” di Stephen King

(Sperling & Kupfer, 2021)

Billy Summers non ha avuto certo una vita facile. Sua madre è passata da un uomo all’altro, portandoli tutti nella grande roulotte che era la loro casa, dove il piccolo Billy viveva con sua sorella minore. Poi un giorno, proprio uno dei “compagni” della madre, tornando nella roulotte ha segnato la sua vita, come quella di sua sorella e così anche quella della madre.

Da quel giorno la vita di Billy è diventata una lunga e inesorabile salita che lo ha portato ad arruolarsi, neanche maggiorenne, per partecipare alla guerra di “liberazione” che gli Stati Uniti facevano in Medio Oriente. E lì, tra le cose che ha imparato, oltre a vedere i propri amici morire o tornare a casa devastati nel fisico e nell’animo, Billy ha compreso come affinare la tecnica per uccidere le persone, soprattutto a distanza.

Congedatosi è diventato uno dei killer prezzolati più ricercati dalla criminalità americana e, grazie al suo talento di cecchino e alla sua pignoleria nel studiare i piani di fuga, superati abbondantemente i quaranta non ha sulla testa alcun mandato di cattura.

Uno dei suoi clienti più fidati gli propone un lavoro nella piccola cittadina di Red Bluff. Il compenso è astronomico tanto che permetterebbe a Billy di ritirarsi, ma l’obiettivo è in carcere e bisogna attendere forse lunghi mesi prima del suo trasferimento nella cittadina. Nel frattempo, come copertura, Billy dovrà fingere di essere uno scrittore…

Insolito romanzo del Re del terrore che questa volta ci racconta la storia di un uomo “costretto” dalla vita a diventare “cattivo”, e che casualmente scopre la scrittura che diventa inesorabilmente l’unico modo possibile per fare i conti col proprio passato e anche, naturalmente, col proprio futuro. Il Re così ci ricorda che, anche nella persona meno probabile della Terra la scrittura, sfiorata sia pure per scherzo, può accendere comunque il sacro “demone” della narrazione.

Anche questa volta non sono i mostri fantastici a essere i protagonisti, ma quelli in carne ossa che fin troppo spesso si nascondono dentro gli abiti di persone famose e facoltose. Per questo diventa godibile fino all’ultima sillaba anche il richiamo che il Re fa all’Overlook Hotel…

Chi segue il grande scrittore americano sa bene delle scintille social – e non solo – che si sono consumate fra lui e Donald Trump (soprattutto quando era presidente in carica) tanto che questo lo bloccò come suo follower, prima di essere bloccato a sua volta in tutti i social più noti del pianeta. E così nelle sue opere più recenti, come in questa, King non lesina frecciate o attacchi diretti all’ex presidente repubblicano.            

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