“RX-M Destinazione Luna” di Kurt Neumann

(USA, 1950)

Siamo nel 1950, la Seconda Guerra Mondiale è appena finita e il mondo intero non ha fatto in tempo a curarsi le tragiche ferite morali e materiali che l’immane catastrofe ha comportato, che già l’incubo di una nuova minaccia si staglia minaccioso all’orizzonte: l’olocausto atomico.

In quel periodo gli Stati Uniti sono in piena caccia alle streghe, e dirsi palesemente “pacifista” era artisticamente e lavorativamente molto pericoloso. Così, solo usando il linguaggio della fantascienza dei B-movie, si potevano dire cose altrimenti tabù.

Con questo spirito Kurt Neumann scrive e dirige “RX-M Destinazione Luna” che è un inno alla pace e al disarmo nucleare. Non è un caso, quindi, che la partecipazione alla stesura della sceneggiatura del maestro Dalton Trumbo – la cui penna rende questo film di fantascienza una spanna sopra alla maggior parte di quelli realizzati in quel periodo – rimanga nascosta per anni, fino alla fine del cosiddetto maccartismo.

Ma torniamo al film. In una base governativa viene lanciato segretamente un razzo per colonizzare la Luna. L’equipaggio è formato da una donna, la dott.ssa Lisa Van Horn (Osa Massen) e quattro uomini: il dott. Karl Eckstrom (John Emery) capo della missione, il colonnello Floyd Graham (Lloyd Bridges), il maggiore William Corrigan (Noah Beery Jr.) e l‘astronomo Harry Chamberlain (Hugh O’Brian). La prima parte del viaggio si consuma senza problemi, ma poco prima di entrare nell’orbita lunare una tempesta di asteroidi dirotta violentemente il razzo che si dirige a tutta forza nello spazio profondo.

Quando l’equipaggio si riprende scopre che il veicolo sul quale viaggia è arrivato nei pressi del pianeta Marte. Sbarcato, il gruppo inizia a studiare il pianeta e scopre i resti di una passata e grandiosa civiltà che evidentemente è stata spazzata via da una enorme esplosione. I pochi superstiti rimasti sono tornati all’età della pietra e portano ancora i segni gravi delle radiazioni che hanno subito i loro antenati. L’equipaggio decide allora di tornare sulla Terra e avvertire l’umanità del pericolo molto simile che sta correndo con la scellerata corsa agli armamenti atomici, ma…

Pellicola davvero di rilievo, oltre che per il tema trattato anche per la sua realizzazione. Nonostante i pochi mezzi a disposizione, Neumann riesce magistralmente a ricreare l’atmosfera claustrofobica tipica di un piccolo ambiente in cui più persone devono convivere rischiando la vita. La scena della tempesta di asteroidi è davvero memorabile.  

Un vero e proprio cult di fantascienza in bianco e nero.