“Non guardarmi, non ti sento” di Arthur Hiller

(USA, 1989)

La coppia Gene Wilder-Richard Pryor torna davanti alla macchina da presa per interpretare un altro successo al botteghino – dopo “Wagon-lits con omicidi” e quello straordinario di “Nessuno ci può fermare” – ma, soprattutto, un film che nonostante i decenni passati rimane sempre un’ottima commedia brillante e tagliente.

Perché il tema affrontato nel film – scritto da Earl Barret, Arne Sultan, Marvin Worth, Eliot Wald, Andrew Kurtzman e lo stesso Gene Wilder – in maniera schietta e senza false ipocrisie è la disabilità, o meglio il rapporto che una parte della società ha con la disabilità, e soprattutto che alcune persone hanno con la propria disabilità.

Non è un caso quindi che i due protagonisti, prima di iniziare le riprese, abbiano frequentato centri medici e di riabilitazione rispettivamente per non vedenti e non udenti, proprio per interpretare al meglio il loro personaggio, senza cadere nel pietismo o nella macchietta.

Dave Lyons (Gene Wilder) è un ex attore che per sbarcare il lunario gestisce un’edicola in un grande palazzo commerciale di Manhattan. Durante l’adolescenza è stato colpito da una forma molto grave di scarlattina che nel corso degli anni successivi gli ha compromesso l’apparato uditivo. Otto anni prima, ha definitivamente perso anche l’ultimo residuo di suono, precipitando nella sordità più assoluta.

L’evento lo ha costretto ad abbandonare le assi del palcoscenico, sulle quali riusciva a barcamenarsi grazie alla lettura delle labbra, ma soprattutto ha sancito la rottura definitiva con sua moglie che, a causa della sua disabilità, lo ha abbandonato.

Grazie all’inserzione messa sul giornale per cercare un assistente, all’edicola di Dave si presenta Wally Karue (Richard Pryor), un non vedente che ha perso la vista dopo essere stato investito da un ubriaco. Entrambi cercano in ogni modo di dissimulare la propria disabilità, ma alla fine comprendono che per lavorare insieme è inutile fingere, come fanno invece di solito col resto del mondo.

Il primo giorno di Wally però, proprio davanti all’edicola di Dave, si consuma un efferato delitto: un uomo viene ucciso dall’avvenente quanto letale Eve (la topmodell Joan Savarence) con la complicità di Mr. Kirgo (un giovane e cattivissimo Kevin Spacey). Il fatto che nessuno sia stato presente al delitto e le disabilità dei due – Dave era voltato di spalle, mentre Wally ha potuto solo sentire la sparo – li rendono i sospetti principali.

Ma Dave e Wally decidono di reagire e così, con goffaggine e tanta fortuna, riescono a evadere dalla centrale della Polizia dove erano stati portati. Ma Eve e Kirgo sono sulle loro tracce…

Esilarante commedia che, al di là della trama creata sul più classico scambio di persona, non risparmia un colpo con battute e gag soprattutto contro tutti i pregiudizi e gli stereotipi a scapito dei disabili. E’ opportuno ricordare che proprio a Richard Pryor, nel 1986, venne diagnosticata una forma di sclerosi multipla che negli anni successivi lo costrinse, anche sui set, ad usare ausili come le sedie a rotelle.

Negli anni in cui uscì questo film nel nostro Paese, per molti e soprattutto al cinema, la disabilità era ancora un tabù che andava raccontato – se proprio non si poteva farne a meno… – con pietà e commiserazione, fatte salvo alcune rare eccezioni.

Sempre divertente e attuale.