“Nulla sul serio” di William A. Wellman

(USA, 1937)

L’americano Ben Hecht (1894-1964) è stato fra i più quotati e operosi sceneggiatori dell’epoca d’oro di Hollywood.

Ha scritto film per Alfred Hitchcock (“Notorius – L’amante perduta”, “Il caso Paradine” e “Nodo alla gola”) ed è stato chiamato ad “aggiustare” molti script che realizzati sarebbero diventati campioni d’incassi o veri e propri capolavori immortali di celluloide come: “Pericolo pubblico n.1”, “E’ nata una stella”, “Il prigioniero di Zenda”, “Gli angeli dalla faccia sporca”, “Ombre rosse”, “Via col vento, “Scrivimi fermo posta”, “Il cigno nero”, “Il mio corpo ti scalderà”, “Gilda”, “Sui marciapiedi“, “Duello al sole”, “L’ispettore generale”, “La cosa dell’altro mondo”, “La giostra umana”, “Seduzione mortale“, “Bulli e pupe”, “L’uomo dal braccio d’oro”, “Gli ammutinati del Bounty” e “Cleopatra”.

Fra i suoi lavori ufficiali ci sono altre sceneggiature che hanno fatto la storia del cinema come quelle de “Il magnifico scherzo” di Howard Hawks (1952) o di “Addio alle armi” diretto da Charles Vidor e John Huston nel 1957.

Fra i suoi lavori spiccano anche quelli dedicati al giornalismo, o meglio, ai lati più cinici e scorretti dei giornalisti, come in “Prima pagina” diretto da Lewis Milestone nel 1931 (che il maestro Billy Wilder rigirerà nel 1974 con la mitica coppia Lemmon-Matthau), “La signora del venerdì” diretto da Hawks nel 1940 e questo delizioso “Nulla sul serio” diretto da un altro pilastro della Hollywood d’oro come William A. Wellman, tre anni prima.

Nella città che non dorme mai vive lo scaltro Wally Cook (Fredric March) il segugio più implacabile del “Morning Star” uno dei maggiori quotidiani della città. Ma Cook, come il giornale, è vittima di un’eclatante truffa e così la sua reputazione, come quella del quotidiano, viene messa seriamente in pericolo.

Il suo direttore è disperato, ma Wally ha letto una breve notizia di cronaca che può essere sfruttata al massimo da “Morining Star” per poter tornare ad avere l’attenzione e la fiducia dei suoi lettori. A Warsaw, una piccola cittadina del Vermont che ospita un impianto chimico di una famosa società internazionale, la ventenne Hazel Flagg (Carole Lombard) è rimasta vittima di una grave intossicazione di radio che al massimo le concederà qualche mese di vita.

Cook non solo vuole intervistare la giovane, ma vuole portarla a New York ospite del giornale per farle godere le ultime settimane di vita. E ovviamente lui avrà l’esclusiva per gli articoli e le foto. L’idea è buona e così il giornale dedica le sue intere energie alla Flagg. Ma quello che Cook ignora è che Hazel, proprio pochi minuti prima di venire raggiunta da lui, scopre che le analisi erano sbagliate e che lei non ha nessuna intossicazione. Così, all’idea di venire lussuosamente ospitata nella Grande Mela, l’onestà di Hazel vacilla…

Strepitosa “screwball comedy” (che letteralmente sarebbe commedia svitata, o degli equivoci di cui la Lombard era in quegli anni la regina indiscussa) con accenti anche da black Comedy, “Nulla di serio” – il cui titolo originale è il più tagliente “Nothing Sacred”: nulla di sacro, ed è tratta da un racconto di James A. Street che Hecht sviluppò assieme a Ring Lardner e George Oppenheimer (collaboratore dei Fratelli Marx) – ci regala un ritratto satirico, crudo e spietato del giornalismo d’assalto, ipocrita e moralista.

Sono passati 83 anni da quando questo film è stato girato e proiettato nelle sale americane, ma rimane davvero incredibilmente attuale. Guardandolo si ride certo, ma pensando a molte – certo non tutte! – delle nostri attuali testate giornalistiche, la bocca non può evitare di trasformasi in una smorfia amara.

Da far vedere in tutte le scuole, soprattutto in alcune di giornalismo…

Il dvd presenta la versione restaurata, ridoppiata e colorata della pellicola. La mania di colorare i grandi vecchi film in bianco e nero è nata alla fine degli anni Ottanta – e fortunatamente morta nella prima metà degli anni Novanta – con l’idea di creare un nuovo mercato per le “vecchie” pellicole. Ma capolavori come questo non hanno certo bisogno di nessun upgrade o miglioramento. Nella sezione degli extra sono presenti alcune schede sul film, sul regista e sui due attori principali.

“L’impareggiabile Godfrey” di Gregory La Cava

(USA, 1936)

Questo è uno degli esempi più riusciti di sophisticated comedy della storia del cinema. E’ una pellicola che, nonostante i lunghi e segnanti decenni che la seguirono, graffia ancora oggi.

C’è una New York splendida, fatta di lusso e grattacieli, e c’è una New York fatta di rifiuti e senzatetto, che però cercano di arrivare al giorno dopo mantenendo la propria dignità. Fra questi c’è il distinto Godfrey (William Powell nella sua interpretazione più famosa), uno straccione con modi particolarmente eleganti.

E proprio lui viene scelto una sera da Cornelia Bullock (una fascinosa Gail Patrick) ricca rampolla di una opulenta famiglia cittadina, che gli offre – con disprezzo e alterigia – cinque dollari per seguirlo e impersonare un “rifiuto” davanti alla giuria della caccia al tesoro alla quale sta partecipando. Godfrey declina seccamente e per allontanare la ragazza, che diventa sempre più arrogante e insistente, la fa involontariamente cadere su un mucchio di cenere. Cornelia furente si allontana, mentre sua sorella Irene (Carole Lombard) che ha assistito alla scena si avvicina per scusarsi con lui.

La cortesia di Irene colpisce il senza tetto che si offre di seguirla gratis per farle vincere la caccia al tesoro. Irene così, per la prima volta, batte sua sorella e per ricompensa offre allo “straccione” il posto di cameriere in casa Bullock.

Nonostante la famiglia per la quale inizia a lavorare sia una delle più eccentriche, folli e viziate della città, Godfrey se la cava benissimo, anzi sembra essere nato in un ambiente così lussuoso…

Cattivissima commedia di costume che punta il dito sulla ricchezza sfrenata, i suoi vizi più bassi e ottusi, e sull’umanità e la dignità che troppo spesso solo coloro che sono ai margini sembrano avere. Tratta dal romanzo di Eric Hatch, la sceneggiatura di questo gioiellino è scritta da La Cava assieme a Morry Ryskind e allo stesso Hatch.

Nel 1957 è stato realizzato un remake omonimo con David Niven nella parte di Godfrey, ma nulla a che vedere con l’originale.