“Circe” di Madeline Miller

(Sonzogno, 2019)

La figura mitologica di Circe è da sempre associata a quella di una maga perfida e gelosa che usa la sua arte per trasformare gli uomini in maiali o trasfigurare le sue belle antagoniste in terrificanti mostri ingordi, come Scilla. Almeno così’ Omero ha iniziato a raccontarla, e nel corso dei secoli la sua fama oscura è stata da molti altri autori ampliata e romanzata.

La Miller, invece, ci narra di una dea che ha avuto la “colpa” di nascere donna, non particolarmente attraente e con una voce sgraziata. Caratteristiche che la pongono ai margini della vita sociale nel palazzo di suo padre, lo splendente Elios. Quando però Circe scopre di avere sorprendenti doti da maga, la situazione precipita. Se il mondo può tollerare – non senza sbeffeggiarla continuamente – una donna poco piacevole, certo non può sopportare una donna che con le sue pozioni può tramutare o ghermire anche il più potente degli dei.

E allora Circe, che comunque non può essere eliminata per i suoi stessi natali, viene confinata per l’eternità nell’isola di Eea, in piena solitudine. Ma su quelle sponde giungerà un giorno un mortale dalle doti intellettuali molto speciali, che sarà il primo a comprendere e apprezzare veramente le doti di Circe. Un mortale dal nome Odisseo…

Ottimo romanzo mitologico scritto dalla stessa autrice del best seller “La canzone di Achille”, che ci parla di una donna molto particolare, ma al tempo stesso tanto comune e umana. E di come le sue doti da maga, fatte di conoscenza e sapienza, sono fumo negli occhi per tutti gli altri dei, uomini e – …purtroppo… – donne che siano, che vedono minare il proprio millenario ruolo nella società maschio-centrica divina.

Il passaggio da “maga” a “strega” è molto rapido e così non ci dobbiamo stupire se fino a qualche secolo fa, nei più libertari paesi come in quelli più antichi, si bruciavano le donne che non si “conformavano” alla società. In epoche più recenti, invece, si rinchiudevano nei manicomi con la scusa dell’isteria, come è accaduto a Camille Claudel o a Sabina Spielrein, così come a molte altre donne che “osavano” primeggiare nelle arti e nelle scienze con gli uomini.

E allora c’aveva ragione Circe a trasformarli in porci, o no?        

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