“Stato di fermo” di John Wainwright

(Paginauno, 2015)

L’inglese John Wainwright (1921-1995) è stato uno dei migliori autori di noir e gialli del Novecento, tanto da avere pubbliche lodi anche dal grande Georges Simenon. Nello specifico, l’autore britannico è stato fra i più geniali creatori di “Police procedural”, ovvero di romanzi incentrati sui processi interni alle investigazioni, filone nato negli anni Quaranta e a partire dai Novanta approdato con enorme successo in televisione.

Nel 1977 Wainwright – con un vero passato nella Polizia – pubblica “Brainwash” che in italiano viene tradotto “Stato di fermo”, fra i più bei romanzi noir e “Police procedural” di sempre.

Poco dopo l’ora di cena viene convocato nella stazione di Polizia di una cittadina dello Yorkshire George Barker, un anonimo burocrate locale. L’uomo, in un boschetto qualche settimana prima, ha rinvenuto il corpo di Gwendolen Roberts, una bambina che prima di essere stata strangolata è stata stuprata.

Gli investigatori sono sicuri che la povera Gwendolen è la terza vittima di un feroce pedofilo che ha commesso nei mesi precedenti altri due atroci delitti simili. I movimenti e la totale mancanza di alibi portano gli inquirenti a sospettare pesantemente di Barker, e all’esperto detective Lyle viene affidato il compito di torchiare il sospetto fino a farlo cedere e crollare…

Meraviglioso romanzo che incalza e trascina come pochi, scritto con abilità e competenza, “Stato di fermo” è uno di quei libri che difficilmente si dimenticano.

Da leggere.

Per la chicca: nel 1981 il francese Claude Miller firma “Guardato a vista” uno splendido adattamento cinematografico – di cui mi è già capitato di parlare – del libro, ambientato a Parigi, con protagonisti Lino Ventura, nei panni del detective, Michel Serrault in quelli dell’indiziato e Romy Schneider in quelli della moglie di quest’ultimo.

Nel 2000 Stephen Hopkins dirige “Under Suspicion”, adattamento hollywoodiano del libro, questa volta ambientato a Puerto Rico con protagonisti Morgan Freeman, Gene Hackman e Monica Bellucci.

Un pensiero su ““Stato di fermo” di John Wainwright

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