“A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia

(Adelphi, 1988)

Quando il 20 novembre del 1989 Leonardo Sciascia ci lasciava, ammetto che non compresi davvero l’entità della perdita che la cultura italiana stava affrontando.

Oggi parlare di mafia è considerato un dovere e un diritto, ma Sciascia, durante la sua vita, dovette confrontarsi con una società e, soprattutto, con uno Stato che granitico affermava indignato che: ”LA MAFIA NON ESISTE!”.

Ma oltre a questo grande merito sociale, di cui non si parla mai abbastanza, i libri di Sciascia sono sublimati dall’ironia, quell’ironia che è uno degli indiscutibili pregi della Sicilia, che ha contribuito a rendere così famoso anche il commissario Montalbano di Camilleri (che di Sciascia si è sempre dichiarato un discepolo).

Tutta l’ironia di “A ciascuno il suo” – ma soprattutto quella della sua ultima pagina – rappresenta uno degli apici della nostra letteratura.

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