“L’avversario” di Emmanuel Carrère

(2000, Einaudi)

Jean-Claude Romand ha una bella moglie, due bambini piccoli, ancora vivi i propri genitori, e soprattutto un bel lavoro da medico.

Romand vive in un paesino francese nei pressi del confine con la Svizzera, che attraversa tutti i giorni per raggiungere il suo posto di lavoro. Ma il 9 gennaio del 1993 il villino dove abitano i Romand va a fuoco.

I soccorritori riescono a salvare solo lui, mentre non possono fare altro che recuperare i cadaveri di moglie e figli. L’evento sconvolge non solo la piccola cittadina, ma tutta la Francia quando gli inquirenti scoprono che la famiglia di Jean-Claude era stata sterminata prima dell’incendio.

Intanto, vengono ritrovati anche i cadaveri dei genitori di Romand: freddati con un fucile da caccia. Durante i primi controlli si scopre che Romand non ha mai lavorato come medico in Svizzera, anzi, non è neanche un medico: non si è mai laureato.

L’ipotesi della classica doppia vita prende subito piede, ma Jean-Claude Romand non aveva una doppia vita. Non ha falciato una famiglia per proteggerne un’altra. Nei diciotto anni di matrimonio Jean-Claude non ha mai lavorato, per inedia e viltà, ha semplicemente fatto passare il tempo stando nella propria macchina, fra i boschi, durante l’orario di lavoro.

Spesso ha finto di andare in trasferta, ma in realtà passava due o tre giorni chiuso nella camera di un hotel dell’aeroporto a guardare la televisione. Per mantenersi ha lentamente rosicchiato il patrimonio dei suoi genitori e quello di suo suocero. Quando alla fine sentiva di stare per essere scoperto ha preferito uccidere chi lo avrebbe giudicato.

La cosa più terribile è che Jean-Claude esiste e – al momento – sconta l’ergastolo in una prigione della Francia. Neanche Stephen King sarebbe riuscito ad immaginare un orrore tanto profondo.

2 pensieri su ““L’avversario” di Emmanuel Carrère

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